J. R. R. Tolkien: "Il Signore degli Anelli" - Mitologia, Filosofia, Allegoria "Facharbeit" - Saggio di Manuel Steiner, scritto nel ´00 p.r.i. |
i sono diversi punti peculiari sulla foggia de Il Signore degli
Anelli. Per prima cosa, Tolkien non lo scrisse con un fermo
"piano generale", ma lo lasciò evolvere e sviluppare col procedere
della storia, agendo per ispirazione da ciò che egli stesso Aveva
scritto. Egli ammette che alcuni riporti narrativi apparvero soltanto
più tardi, ed è citato che non sapesse dove porre Grampasso, oppure
come continuare la storia, quando l'azione raggiunse Brea (comp.
Moseley,30). Un altro aspetto delle opere di Tolkien in generale,
e de Il Signore degli Anelli in particolare è il modo in
cui asserisce di presentare i testi. Essi non sono inventati da
Tolkien, ma di fatto scritti dagli hobbit nel "Libro Rosso dei Confini
Occidentali" e meramente tradotti ed editi da Tolkien. Come spiega
nell'appendice F, egli tradusse ciò che era in lingua comune, ed
anglicizzò i nomi (comp. LOTR, 1107ff.). Ciò può essere ricapitolato
dalla tesi per cui "la storia stessa è tratta come attiva, lo scrittore
come passivo" (Moseley,30). Il narratore in terza persona,
onnisciente e non importuno, ben più di una volta marcia dietro
la narrazione in prima persona fornita dai personaggi, o dalle loro
retrospezioni.
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