stato detto che Guerre Stellari può essere considerato
un racconto tradizionale, un fantasy spaziale, tanto nello scenario
che nell'atmosfera, e allo stesso tempo un mito "aggiornato". Non
sono d'accordo con questo punto di vista. La storia è ambientata
in lontani sistemi solari, ma la trama è profondamente umana, sicché
si può assistere all'azione senza detrimento per le sue connessioni
con il mondo reale.
La Trilogia inizia con lo spazio come sfondo, su cui un testo in
dissolvenza ci informa sulla situazione. Il suo scopo è condurre
lo spettatore in un luogo "altro" (a questo accorgimento viene dato
il nome di "viaggio nello spazio"). Ma uno sguardo più attento ci
permette di capire che siamo anche invitati ad un viaggio nel tempo.
"Tanto tempo fa..." è l'eco dell'espressione stereotipata "C'era
una volta" con cui cominciano tutte le fiabe tradizionali. Da questo
punto di vista Guerre Stellari e la Terra di Mezzo si incontrano:
i mondi mitici si sviluppano fuori dal tempo, sono cioè ucronici:
non esistono, ma potrebbero esistere, e questo li rende applicabili
sostanzialmente, e non solo superficialmente, a tutte le epoche.
Su questo sfondo si verifica un "conflitto tra l'uomo e la macchina",
secondo l'opinione di Joseph Campbell. Non sono d'accordo con lui,
poiché quest'ottica semplifica eccessivamente i temi che soggiacciono
alla storia. Il conflitto non si basa su un mero confronto bene/male,
uomo/macchina, o persino sulla semplice lotta tra un Impero tirannico
e i Ribelli. Tale prospettiva dipende troppo da una visione manichea
della storia, visione che non testimonia una profonda analisi degli
elementi narrativi dell'intreccio.
George Lucas afferma che ogni artista crea secondo una propria specifica poetica, scrutando le verità che giacciono sotto la superficie. A questo scopo egli usa archetipi mitologici. Han Solo illustra questo modello, un modello che non ha corrispondenze nella Terra di Mezzo, dove difficilmente si trovano personaggi secondari o digressioni: la potente, pervasiva presenza di una Storia comune, che fa da retroterra per spiegare il presente, funge da antidoto all'eccessiva sicurezza di sé, della qual cosa tutti i personaggi beneficiano. Questa è un'ulteriore differenza tra la Trilogia e il mondo di Tolkien. Le limitazioni imposte da un film (in special modo limitazioni di tempo) sulla narrazione, rendono i personaggi di Guerre Stellari più simili a tipi umani, e di tanto in tanto le loro azioni corrispondono poco alla loro personalità. In ogni caso, presa nel suo insieme, la Trilogia ci permette di analizzare la profondità con cui George Lucas valorizza gli attori dell'opera. I personaggi di Tolkien non sono archetipi; al contrario, essi sono profondamente umani. La loro coerenza interna li rende credibili: la loro evoluzione in quanto agenti dell'intreccio può essere ricostruita passo dopo passo. Da questo punto di vista, la loro applicabilità al nostro universo interiore diventa un compito più facile. La libertà da essi dimostrata lungo il dipanarsi della storia li rende esseri individuali e distinti, individuabili tramite le loro azioni e reazioni di fronte alle inaspettate esigenze dell'intreccio.
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DI TOLKIEN
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LE GESTA DELL'EROE, OVVERO LA VITA COME AVVENTURA
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