a poetica di Tolkien è supportata da alcuni concetti, necessari,
secondo la sua opinione, per la costruzione di un racconto coerente,
una buona storia: Sub-creazione, Mondo Primario e Mondi Secondari,
Fantasia, Evasione, Guarigione, Consolazione ed Eucatastrofe. E'
mia intenzione fornire una valida guida alla comprensione di questi
termini, perciò spiegherò brevemente ciascuno di essi.
La Sub-creazione rappresenta, per Tolkien, il lavoro basilare
di qualunque artista: la costruzione di mondi credibili, in cui
una storia possa svilupparsi, ossia essere narrata. Tali mondi devono
essere verosimili e coerenti, per evitare di spezzare l'incanto
che accompagna qualsiasi esperienza estetica ed impedire il fallimento
dell'opera d'arte (vedi il saggio Sulle fiabe). Questo stato
di "credenza secondaria" è una condizione che sia il Cinema che
la Letteratura sperimentano, quindi è molto utile per analizzare
somiglianze e differenze tra i mondi che vogliamo studiare.
Il Mondo Primario è quello reale, il nostro mondo.
Potremmo definirlo come il punto di riferimento in cui il lettore-spettatore
centra la propria prospettiva, per comprendere ciò che contempla
e sperimenta come opera d'arte. I Mondi Secondari sono gli
universi fittizi, vari quanto possono esserlo le diverse arti, le
diverse possibilità di creare bellezza.
Per Tolkien, la Fantasia non è solo la missione primaria
di ogni artista, ma anche l'arte di conferire alla storia narrata
"l'intima consistenza della realtà, che provoca o favorisce la Credenza
Secondaria". La costruzione di mondi credibili necessita di Arte,
e non solo di immaginazione. Di fatto, è evidente l'abilità di Lucas
e di Tolkien nell'elaborare mondi profondamente coerenti, le cui
leggi logiche interne sono sempre rispettate. Risulta quindi facile
identificare con essi il Mondo Primario (sono "veri"), e inoltre
la storia fornisce l'esperienza del piacere estetico (sono desiderabili).
Il successivo concetto usato da Tolkien è quello di Evasione.
Egli la definisce come una legittima fuga verso la vera realtà,
che oltrepassa la piatta visione della vita quotidiana. Non è questa
la fuga del disertore, bensì la legittima fuga del prigioniero,
che non può essere biasimato se, "trovandosi in prigione, cerca
di uscirne e tornare a casa. O se, non potendo farlo, pensa e parla
di argomenti diversi da carcerieri e sbarre". Un concetto vicino
è quello di Consolazione: il trascendimento delle innumerevoli
limitazioni sperimentate dagli esseri umani lungo il loro cammino.
Le buone fiabe offrono, secondo Tolkien, la più grande consolazione:
la possibilità di sfuggire alla Morte. Egli definisce questo la
Grande Evasione. Nelle fiabe troviamo una risposta alle aspirazioni
profonde dell'anima umana, che vengono soddisfatte dalle buone storie
contenute nei libri. Perché non bisogna mai dimenticare che, dopotutto,
le fiabe sono state scritte da esseri umani.
Infine, Tolkien analizza il concetto di Eucatastrofe: la
"Consolazione del Lieto Fine (...). Il racconto eucatastrofico è
la vera essenza delle fiabe, e la sua funzione più elevata". Vedremo
in seguito che, nell'opinione di Tolkien, il lieto fine non ha niente
a che fare con l'ottusa, irreale, "perfetta" fine. Esso deve, innanzitutto,
condurre ad una conclusione finale che sia coerente con le condizioni
poste dalla trama a quel punto della storia. La svolta gioiosa degli
eventi, che si verifica quando tutte le speranze sembrano essere
svanite, è in grado di provocare la commozione del lettore solo
quando la nostra intima esperienza di vita si incontra con un racconto
profondamente emozionante. Nella vita reale (nel Mondo Primario)
gli eventi non si verificano mai nel modo in cui avevamo pianificato.
Anzi, al contrario: essi sono intrecciati come i fili di un arazzo
intessuto dalla Provvidenza e dalla libertà individuale. Come ha
sottolineato il professor Odero nel suo saggio, "quelle fiabe non
sono filastrocche per bambini. Sono racconti pieni di fantasia,
ma contengono una guarigione poetica di molte realtà elementari,
sia umane che cosmiche, intimamente connesse con profondi desideri
umani". Torneremo più avanti sull'argomento.
Riassumendo, mi occuperò in primo luogo dei metodi narrativi propri del Cinema e della Letteratura, e spiegherò come ciascuno di essi possa influire su una storia. Concluderò che i momenti eucatastrofici di Guerre Stellari sono veicolati dal linguaggio cinematografico: la colonna sonora, gli effetti speciali, i primi piani e tutti gli elementi visivi, l'esigenza di un lieto fine hollywoodiano, più distante dal Mondo Primario di qualsiasi elemento della Terra di mezzo. La possibilità dell'eucatastrofe in Letteratura si appoggia invece sull'esperienza vitale del lettore, e il suo soddisfacimento richiede una sorta di incantesimo all'autore, che deve essere capace di provocare l'identificazione soggettiva col solo uso delle parole.
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