li individui neutrali sono spesso difficili da definire. Neutralità
non significa che essi stiano fuori dal conflitto, poiché non c'è
nessun importante personaggio ne Il Signore degli Anelli che faccia
questo. A tal riguardo, la neutralità riguarda il proprio interesse
e il modo di vedere la vita. I Neutrali combattono per una fazione
o l'altra ma nelle loro menti essi appartengono interamente a sé
stessi. Le loro ragioni per scegliere un campo sono egoistiche e
di preservazione di sé e, per l'osservatore, è qualche volta difficile
comprendere queste ragioni.
Con i popoli risulta più facile. Anche la loro scelta è di auto-preservazione,
ma è spesso una scelta politica. Viene fatta nell'interesse della
sopravvivenza. Neppure gli elfi immortali, il simbolo della bontà,
sono senza difetti, come Tolkien puntualizzò in una lettera ad un
lettore:
«Ma gli Elfi non sono interamente buoni o nel giusto.Essi vollero avere la loro torta e mangiarla: per vivere nella storica Terra-di-Mezzo dei mortali, poiché si erano innamorati di essa.e così cercarono di fermare il suo cambiamento e la sua storia, di bloccare la sua crescita, di tenerla come un luogo di svago. e vennero oppressi da malinconia e nostalgico rimpianto» (Lettere 197).
Essi possiedono certamente tendenze egoistiche, ma non possono
esser considerati come Neutrali. A dispetto dei loro difetti, sono
ancora un simbolo di bontà, e continueranno ad esserlo.
Possiamo volgere invece la nostra attenzione sul popolo di Rohan,
i Rohirrim, e sulla gente di Dunland, i Dunlandiani; due nazioni
vicine. Per secoli, si sono combattuti l'un l'altro per questioni
riguardanti dispute di confine. Al tempo della Guerra dell'Anello,
i Dunlandiani si alleano con le forze del traditore Saruman, non
perché simpatizzassero per lui e la sua causa, ma per il loro odio
verso i Rohirrim. Essi avevano ora l'intenzione di invadere Rohan
e riconquistare aree perse in passato e che considerano proprie.
Allo stesso modo, Rohan si unisce all'altra fazione, il lato del
Bene, allo scopo di proteggersi contro le incursioni dei Dunlandiani
e dell'esercito di Saruman.
Fino ad allora, quindi, essi avevano dichiarato che non erano completamente
dalla parte di nessuno, poiché nessuno stava completamente dalla
loro parte: "Non serviamo la Potenza della lontana Terra Nera, ma
non vi è nemmeno fra noi guerra aperta" (SdA 530). I Dunlandiani
sono cattivi, i Rohirrim sono buoni. Chiunque legga Il Signore
degli Anelli avrà certamente questa impressione, come noi si
suppone facciamo. Tolkien vuole che ci si schieri con i Rohirrim.
Egli ci guida presentandoli favorevolmente così che siamo sicuri,
alla fine, di trovarci dal lato giusto. I Dunlandiani sono segnati
fin dal principio. Hanno compiuto la loro scelta, quella sbagliata,
e così cadono con i loro alleati, anche se scelgono di auto-preservarsi.
Vengono presentati come un popolo malvagio e corrotto. Persino il
loro aspetto è scuro (di carnagione - N.d.T.) e minaccioso, mentre
i Rohirrim sono biondi e chiari di pelle. In altre parole, non siamo
mai portati a simpatizzare con i Dunlandiani. La ragione di questo
è semplicemente che la storia viene narrata dai vincitori, il lato
del Bene. Così, la gente di Dunland sarà sempre ricordata come un
popolo malvagio, come registrato negli annali storici della Terra-di-Mezzo.
Se non ci fosse stata alcuna animosità tra le due nazioni, il risultato
sarebbe stato lo stesso?
Per illustrare la neutralità di personaggi individuali, ne ho scelti
due che, tecnicamente parlando, appartengono entrambi al lato del
bene. Uno di essi, Tom Bombadil, è di natura benigna ma rifiuta
di immischiarsi negli affari del mondo, anche se ha il cruciale
ruolo di mezzo d'aiuto. L'altro, Boromir di Minas Tirith, ha intenzioni
buone, ma sono di una più egoistica natura. Egli vuole prima di
tutto aiutare la sua gente, ma alla fine fallisce. La tentazione
vince la forza di volontà e il risultato delle sue azioni favorisce
la causa di Sauron.
Uno è ovviamente buono, l'altro ovviamente cattivo. Ma guardando
più da vicino questi due personaggi, troviamo che il prossimo argomento
sia più complesso di così.
Tom Bombadil è un tipo misterioso e divertente: "Vecchio Tom Bombadil
è un tipo allegro/Ha gli stivali gialli e la giacca blu cielo" (SdA
171). E' una cosa sola con la natura e non si preoccupa degli affari
del mondo, e vive pacificamente alle propaggini della foresta con
la sua sposa Baccador (Goldberry nell'edizione originale, N.d.C.).
Quando Frodo ed i suoi amici vengono salvati dal Vecchio Uomo Salice
da Tom e portati alla sua casa, apprendono che è un personaggio
dai molti misteri. La cosa più stupefacente a suo riguardo è che
non viene influenzato dall'Anello. Esso non ha potere su di lui
come ha sugli altri:
«Quindi Tom infilò l'Anello alla punta del dito mignolo e lo accostò alla luce della candela. Da principio gli Hobbit non notarono niente di anormale, ma ad un tratto spalancarono stupefatti la bocca: Tom non accennava a scomparire!» (SdA 181).
In seguito apprendiamo che Tom Bombadil ha calcato la terra sin
dall'inizio del Tempo. Questo ha sollevato molte questioni e discussioni
riguardo le sue origini. Alcuni critici vanno tanto in là da affermare
che l'incarnazione di of Eru Ilúvatar, il Creatore.
In una lettera a Peter Hastings, un libraio che aveva dato un suggerimento
del genere, Tolkien rifiutò tale interpretazione (Lettere 191-192).
Egli non diede mai una spiegazione sull'origine di Tom Bombadil,
mentre diede una ragione per la sua esistenza: "Anche in un'epoca
mitica ci devono essere alcuni enigmi, come esistono sempre. Tom
Bombadil è uno di essi (intenzionalmente)" (174). In altre parole,
Tom Bombadil viene inserito nell'intreccio così che non tutto nella
mitologia sembra poter avere una risposta.
Qualunque sia la ragione per la sua presenza, comunque, rimane il
fatto che possieda alcuni poteri straordinari. Egli ha i mezzi per
aiutare il lato del Bene nella sua importante ricerca, ma sceglie
di non farlo. In seguito, al consiglio di Elrond Mezzelfo, quando
viene proposto che l'Anello debba esser dato a Tom, Gandalf replica:
"E se l'Anello gli fosse consegnato, egli lo dimenticherebbe presto,
o ancor più probabilmente lo getterebbe via. Simili cose non hanno
presa nella sua mente" (SdA 335). Questo suggerisce che Tom Bombadil
non si preoccupi del destino del mondo, un mondo di cui lui stesso
profondamente innamorato. Se Sauron catturasse l'Anello, la Terra-di-Mezzo
si troverebbe nella tenebra eterna, e i suoi abitanti diverrebbero
schiavi di Sauron per sempre. Questo vale per lo stesso Tom Bombadil.
Non sarebbe in grado di trascorrere una pacifica vita con Baccadoro
nella loro piccola casetta, che è quanto maggiormente desidera.
Più importante, se avesse i mezzi per aiutare a salvare il mondo,
dovrebbe esser suo obbligo morale farlo, se non per il proprio interesse
personale, almeno per l'interesse delle genti libere della Terra-di-Mezzo.
In questa luce, Tom Bombadil appartiene alla categoria Indefinibile,
i Neutrali, poiché sceglie di non prendere una posizione.
Boromir, capitano di Minas Tirith, è uno degli otto membri della
compagnia che scortano Frodo nella sua ricerca di Monte Fato. Al
consiglio di Elrond, egli viene scelto per la sua grande forza e
abilità con le armi, ma anche come uno dei rappresentanti degli
Uomini. A questo consiglio, il problema dell'Anello viene discusso
innanzi e indietro. Cosa fare di esso? Alla fine viene deciso che
Frodo, come Portatore dell'Anello, dovrà portarlo a Monte Fato,
nella terra di Mordor, ovvero i domini di Sauron. Boromir è di un'altra
opinione. Egli vuole usare questo grande arma, l'Anello, contro
il nemico: "Perché parlate sempre di nascondere e distruggere? Cosa
c'impedisce di pensare che il Grande Anello sia venuto nelle nostre
mani per servirci proprio nell'ora del bisogno?" (SdA 337). Ciò
che non comprende è che l'Anello non può esser usato per scopi benigni.
Coloro che possiedono il potere per usare l'Anello, verranno corrotti
da esso, e alla fine diverranno simili all'Oscuro Sire stesso.
Boromir non può misurare la profondità di ciò, e da questo momento
l'Anello resta sempre nella sua mente. Egli vuole portarlo a Minas
Tirith con il proposito di salvare la sua gente e sconfiggere Sauron.
E' un proposito nobile, e non possiamo biasimare Boromir per questo.
Non è mai sua intenzione cercare potere per sé. Egli vuole salvare
il suo paese e la sua gente, così come i Dunlandiani e i Rohirrim.
Questo desiderio di portare l'Anello a Minas Tirith, alla fine diviene
la sua caduta. In un momento di follia, egli cerca di prendere l'Anello
a Frodo, sul monte di Amon Hen. Egli è spinto dall'Anello, che sta
sempre cercando un modo di tornare al suo signore, Sauron. Frodo
riesce a scappare, e da qui in avanti, la compagnia dell'Anello
si divide. Per un secondo, l'Anello prende il controllo sulla mente
di Boromir, ma, e questo è importante da ricordare, egli immediatamente
si rammarica delle sue azioni. Capisce che quanto ha fatto è sbagliato,
e si pente: "Sono stato colto da una crisi di follia, ma ora è passata"
(SdA 494). Sebbene Boromir non lo realizzi, è effettivamente una
buona cosa che accade, come Robert Foster puntualizza in La Guida
Completa alla Terra-di-Mezzo: "la follia [di Boromir induce]
Frodo a decidere di portare avanti la ricerca da solo. Questa [è]
una cosa buona, poiché più tardi quel giorno Amon Hen [viene] attaccato
dagli orchi" (51). Di certo, Boromir non è a conoscenza di questo,
ma il fatto che si penta, gli dà un certo credito.
Ne Il Mondo di Tolkien, Randel Helms sottolinea anche il
giro fortunato d'eventi innescato dalle azioni di Boromir, ma suggerisce
che è causato della volontà malvagia di Boromir (100).
Su questo punto, ho un'opinione differente. Come puntualizzato prima,
Boromir non ha mai intenzioni malvage, ma solo personali. Nell'attacco
degli orchi, egli espia definitivamente per il suo errore. Nell'atto
di difendere i due hobbit Merry e Pipino, sacrifica sè stesso per
la loro salvezza, e muore, ed è probabilmente il tipo di morte che
egli ha da sempre desiderato. Una morte eroica, e successivamente,
un funerale per esser ricordato in ogni tempo.
Boromir non è mai malvagio nel pensiero. Egli è orgoglioso e cerca
soltanto di fare ciò che è meglio per la sua nazione, Gondor. Tale
orgoglio viene visto come una cosa negativa da alcuni critici. Ne
Il Signore della Terra-di-Mezzo, Paul H. Kocher suggerisce
che il disprezzo che Boromir mostra per mezzi-uomini, elfi e stregoni
è una proclamazione della superiorità degli Uomini sugli altri esseri
(128-129). Ciò che Kocher non considera è che mezzi-uomini, elfi
e stregoni sono esseri irreali per la gente di Gondor. Per loro,
sono solo personaggi usciti da vecchie fiabe. Quando improvvisamente
messo a confronto con queste figure fantastiche, Boromir reagisce
con una specie di diniego. Egli le tratta con superiorità per ignoranza.
Sono una minaccia alla sua percezione del mondo, ed alle sue credenze
personali. Boromir è portato a credere che gli Uomini, e particolarmente
gli uomini di Gondor, sono i guardiani della Fede, ovvero la fede
nella Divinità. Mezzi-uomini, elfi e stregoni sono solo frammenti
del passato - Leggende degli Antichi Anni.
Così, come possiamo giudicare le azioni di Tom Bombadil e Boromir?
Tom, che rifiuta di farsi coinvolgere negli importanti affari del
mondo, può continuare a vivere la sua vita felice con Baccadoro.
Può continuare a cantare le sue allegre canzoni, ad indossare i
suoi stivali gialli, e continuare a parlare con alberi ed animali,
come sempre fa, tutto questo grazie alle azioni e sofferenze di
altre persone. Egli non fa molti sforzi di suo, tuttavia può continuare
a vivere, assaporando i frutti della libertà. Viene considerato
Buono, con elfi e mezzi-uomini.
Boromir, d'altro canto, viene visto come un traditore. Egli viene
mandato a proteggere il Portatore dell'Anello con la sua vita. Invece,
cade in tentazione e fallisce. Egli è di natura cattiva. Ma chi
è il disonesto? Quello che fa un tentativo con l'intenzione di compiere
del bene, e così facendo, fallisce? O quello a cui non importa,
e lascia gli altri fare il lavoro così che possa andare avanti apprezzando
la vita?
Di certo Tom Bombadil è di natura buona, e Boromir è troppo orgoglioso
nel suo modo d'agire, ma quando arriviamo a giudicarli per le loro
azioni, bisognerebbe considerare il fatto che Boromir cerca di fare
del bene. Tom Bombadil è quello che è. Sarebbe sbagliato forzarlo
ad agire contro i suoi stessi principi. Egli gioca la sua piccola
parte nel grande atto scenico. Assiste Frodo ed il suo gruppo, e
dà loro rifugio per un breve intermezzo. Forse questo è quanto gli
si suppone debba fare. Il risultato avrebbe potuto non esser tanto
pieno di successo se persone dotate di potere avessero cercato di
portare a termine il compito. Come Elrond puntualizza: "tale è il
corso degli eventi che muovono le ruote del mondo: che sono spesso
le piccole mani ad agire per necessità, mentre gli occhi dei grandi
sono rivolti altrove" (SdA 340).
Anche Boromir è quello che è. Egli fa ciò che pensa sia giusto con le migliori intenzioni.
Non possiamo biasimare le persone perché falliscono. Possiamo rimproverarli per non tentare, e così facendo indichiamo chiaramente che riteniamo sbagliato non prender posizione. Mentre se le persone che realmente prendono posizione non sono capaci di andare fino in fondo, non abbiamo diritto di chiamarli traditori.
<< INTRODUZIONE | INDICE
| LA CADUTA >>