ono sempre stato affascinato dal romanzo di Tolkien, e soprattutto dal mondo fantastico, intreccio di mitologia e fiaba, da lui creato. Mi sono sempre chiesto come mai un romanzo, apparentemente fiabesco, avesse riscosso, in tutto il mondo, un così straordinario successo.
In questi giorni, poco prima dell'uscita del Kolossal che traduce in versione cinematografica il celebre romanzo, si è fatto un gran parlare de "Il Signore degli Anelli". Molti critici lo descrivono come l'eterna lotta del Bene contro il Male, alludendo alla guerra "santa" dell'occidente contro il terrorismo, quasi un inno a prendere le armi per difendere il nostro mondo.
Ho molto riflettuto su questo, e mi sono interrogato su come spesso i miti e le fiabe, di cui sono sempre stato un grande appassionato, potessero essere veicolo di una cultura della violenza di cui spesso sono intrise.
Ma c'era qualcosa che non mi tornava in questa spiegazione....
"Il maggior studioso di letteratura anglosassone e medioevale aveva scritto un'epopea secondo le regole del genere cavalleresco diventando il servitore appassionato delle forze stesse che aveva sentito pulsare nei versi di uomini morti da più d'un millennio"[1]
Strano che un famoso storico si metta a fantasticare con storie
di elfi e draghi...
. Non è la sua opera staccata dalla realtà ? Un'evasione, un'astrazione
?
Zolla risponde con le parole di Tolkien:
"Una fiaba è un'evasione dal carcere, chi getta
come un'accusa questa che dovrebbe essere una lode commette un errore
forse insincero, accumunando la santa fuga del prigioniero con
la diserzione del guerriero".
"Le fiabe parlano di cose permanenti: non di lampadine elettriche
ma di fulmini".
"Esiste una fiaba suprema, che non è una sottocreazione ma il compimento della Creazione... la vicenda evangelica in cui storia e leggenda si fondono". "La fiaba e la religione sono state sciaguratamente scisse e sempre vanno tentando di riabbracciarsi e rifondersi in uno (e per religione Tolkien intende: "il divino, il diritto al potere, distinto dal possesso del potere, l'obbligo del culto" aggiunge Zolla)".
. Ma di fiabe così ce n'è una sporade nell'Inghilterra recente
!
Zolla risponde:
"Una differenza sottile e radicale, come tra notte
e giorno, discrimina Tolkien da G. ...(altri autori anglosassoni):
egli non cerca la mediazione tra bene e male, ma soltanto la vittoria
sul male. I suoi draghi non sono da assimilare, da sentire in qualche
modo fratelli, ma da annientare".
"La fascinazione che sprigiona da Tolkien proviene dal suo completo
ripudio di questa tradizione sinistra. La sua fiaba non celebra
il consueto signore delle favole moderne, Lucifero, ma San Michele
o San Giorgio".
"The Lord of the Rings si divulgò smisuratamente, senza bisogno di persuasioni o di avalli, perché parlava per simboli e figure di un mondo perenne oltre che arcaico, dunque più presente a noi del presente".
Queste parole mi hanno spiegato ciò che cercavo, infondo il nostro
mondo razionalistico, disilluso e senza speranze per il futuro,
ha smesso di aspirare a modelli di purezza che i miti, le religioni
e le ideologie hanno da sempre predicato. Rinunciando a sognare,
si è rinunciato a tendere alla perfezione, e alla Verità. Le storie
e le vicende che leggiamo in queste grandi fiabe, e soprattutto
nel romanzo di Tolkien, non parlano del nostro mondo così come lo
si vede in superficie, ma parlano di quella realtà che sta sotto,
il grande racconto universale delle vicende dell'animo umano. E'
su questo piano che si tengono le più grandi battaglie tra Bene
e Male.
Mi vengono in mente le parole del Mahatma Gandhi, quando, prossimo
alla morte, di fronte alla guerra civile tra Indù e Musulmani nel
suo paese disse: "Indù e musulmani dovrebbero comprendere che
i soli demoni nel mondo sono quelli che corrono intorno, dentro
i nostri cuori, è lì che le nostre battaglie dovrebbero essere combattute"[2]
.
L'idea che mi sono fatto, rileggendo appassionatamente le pagine invecchiate del librone di Tolkien è che egli, a meno di dieci anni dalla fine della seconda guerra mondiale, di fronte alla nuova corsa agli armamenti da parte dei due blocchi (NATO e Patto di Varsavia) che annunciava al mondo un'epoca di ulteriori guerre e distruzioni, abbia sentito l'esigenza di gettare un seme di conversione nei cuori stanchi degli abitanti del pianeta: sradicare il demone della guerra per tornare a costruire la giustizia, la pace e la concordia tra gli uomini. E' questo, a mio avviso, il succo del romanzo.
Lo confermano le parole dello stesso Tolkien, parlando del suo romanzo:
"È solamente un'invenzione, per esprimere, nell'unico modo che conosco, alcune delle mie (cupe) apprensioni nei riguardi del mondo"[3]
L'Anello, gli Hobbit, la guerra, il Signore Oscuro... Cosa volevano
rappresentare ?
. Gli Hobbit
Zolla li definisce "esseri simili a villici inglesi con forte
vena celtica, estri bonari e casalinghi, somigliano agli avventori
di ideali locande di un'ideale campagna inglese".
In pratica, Frodo e gli Hobbit, protagonisti di questa straordinaria avventura, sono persone come tutti noi, non grandi eroi. E proprio a loro è stato assegnato il compito di portare a termine la missione.
Più volte Frodo, di fronte all'arduità della missione si domanda:
"Avrei tanto desiderato che tutto ciò non fosse
accaduto ai miei giorni"
"Anch'io - annuì Gandalf (lo stregone saggio che guida lo compagnia dell'anello nella missione contro l'Oscuro Signore) - come d'altronde tutti coloro che vivono questi avvenimenti. Ma non tocca a noi scegliere. Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato. E ormai i giorni cominciano ad apparire foschi e neri. Il Nemico sta diventando rapidamente molto forte... Al Nemico manca un'unica cosa: gli manca l'Anello, l'unico".[4]
. L'Anello
"Questo è l'Anello della forza assoluta,
della tenebra, spetta al Signore del Male, il quale lo cercherà
per poter radiare dal mondo le ultime vestigia di incurante bellezza".
"Dici che l'Anello è pericoloso ? In che modo? - Domanda
Frodo - In molti modi, è tanto potente che finirebbe col sopraffare
del tutto qualunque mortale ne avesse il possesso. Sarebbe l'Anello
ad essere padrone di lui". "Questo è l'Anello sovrano, quello che
serve per dominarli tutti"
"Quest'Anello ! - balbettò Frodo - ma com'è possibile che l'abbia io ?".[5]
Ritorna la domanda angosciosa di Frodo di fronte alla grande sfida.
Nella Terra di Mezzo, Sauron signore del Male, comincia ad espandere
il suo potere in tutte le terre libere, conquistando tutto a sé
con le sue orde di orribili servitori. Frodo, un Hobbit, popolo
pacifico che vive senza preoccuparsi delle vicende del mondo, viene
in possesso di un misterioso Anello. Gandalf, saggio e stregone,
rivela che si tratta dell'Unico Anello che Sauron sta cercando disperatamente
per diventare, tramite il suo potere, Signore Assoluto del mondo.
Gollum, piccolo mostriciattolo meschino, porta l'Anello per lunghissimi anni, poi questo finisce in mano a Bilbo, zio di Frodo. A causa di Gollum, l'Oscuro Signore, Sauron, viene a sapere che si trova nella Contea, la pacifica terra degli Hobbit.
"Che peccato che Bilbo non abbia trafitto con la
sua spada quella vile e ignobile creatura quando ne ebbe l'occasione
!" dice Frodo.
"Peccato ? Ma fu la Pietà a fermargli la mano. Pietà e Misericordia:
egli non volle colpire senza necessità. E fu ben ricompensato di
questo suo gesto, Frodo. Stai certo che se è stato grandemente risparmiato
dal male, riuscendo infine a scappare ed a trarsi in salvo, è proprio
perché all'inizio del suo possesso dell'Anello vi era stato un atto
di Pietà"
"... non ho alcuna pietà per Gollum - disse Frodo - Vuoi dire che
tu e gli elfi l'avete lasciato continuare a vivere impunito, dopo
tutti i suoi atroci crimini ? Al punto in cui è arrivato è certo
malvagio e maligno come un Orchetto, e bisogna considerarlo un nemico.
Merita la morte".
"Molti tra i vivi meritano la morte. E parecchi che sono morti avrebbero meritato la vita. Sei forse tu in grado di dargliela ? E allora non essere troppo generoso nel distribuire la morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono vedere tutte le conseguenze. Egli è legato al destino dell'Anello. Il cuore mi dice che prima della fine di questa storia l'aspetta un'ultima parte da recitare, malvagia o benigna che sia"[6]. Risponde Gandalf.
In questo brano ho colto un messaggio fondamentale nella teoria dell'agire nonviolento (teorizzata e praticata da Gandhi nella lotta per la liberazione dell'India dal dominio coloniale inglese) il concetto dell'irreversibilità della violenza: non conosciamo il risultato delle nostre azioni, non possiamo essere certi di essere nel giusto, quindi la strada giusta è quella che prevede sempre una possibilità di tornare sui propri passi, riparare ai propri errori. Proprio per questo nella teoria dell'azione nonviolenta[7] si parla di reversibilità dei mezzi utilizzati.
La violenza, poiché distrugge, è un mezzo assolutamente irreversibile.
"Ma anche se Bilbo ha fatto bene a non uccidere Gollum, è stato un grande errore tenersi l'Anello; se almeno l'avesse lasciato lì ! - disse Frodo - Non so cosa darei per tornare indietro, far sì che non l'avesse mai trovato, e che non fosse poi venuto in mio possesso !".[8]
Alle paure di Frodo, e al suo desiderio di rimanere fuori da questa terribile avventura risponde Gildor, capitano elfico.
"La Contea non appartiene solo a voi - disse Gildor - Altri l'hanno abitata prima degli Hobbit, ed altri ancora l'abiteranno quando non ci sarete più. Il mondo si estende tutt'intorno a voi: potete rinchiudervi in un recinto, ma non potete impedire per sempre al mondo di penetrarvi".
L'interconnessione tra tutte le cose del creato: non possiamo restare nel nostro Eden pacifico mentre attorno infuria la guerra, la distruzione e l'ingiustizia. Prima o poi il mondo ci contagerà, ci renderemo conto che fatti dall'altro capo del mondo ci riguardano direttamente, sono le conseguenze di atteggiamenti e azioni che abbiamo compiuto in passato per costruire il nostro benessere dorato. Il crollo delle Twin Towers, in fondo, ha rivelato alla coscienza di milioni di persone la vera natura del sistema politico-economico occidentale di cui facciamo parte: un mondo che genera povertà per i 4/5 degli abitanti del pianeta non può che essere, se non se ne sovvertono radicalmente i cardini, generatore di violenza e di odio[9].
"Che si potrà mai fare contro un futuro schiacciante ? Gandalf mette in guardia dal voler affrontare il male con le sue armi, dall'usare l'Anello"[10]
Saruman, stregone maestro di Gandalf, cerca di convincerlo ad allearsi al Signore Oscuro, ad usare l'anello per scavalcare il maligno e sostituirsi al suo posto.
"...finito il tempo degli elfi, la nostra ora è vicina: il mondo degli Uomini che dobbiamo dominare. Ma abbiamo bisogno di potere, potere per ordinare tutte le cose secondo la nostra volontà, in funzione di quel bene che soltanto i Saggi conoscono ... allearci alla Potenza. Sarebbe una cosa saggia, Gandalf, una via verso la speranza ... Con l'ingrandirsi della Potenza anche i suoi amici fidati s'ingigantiranno; ed i Saggi, come noi, potrebbero infine riuscire a dirigerne il corso, a controllarlo. Si tratterebbe soltanto di aspettare, di custodire in cuore i nostri pensieri, deplorando forse il male commesso cammin facendo, ma plaudendo all'alta meta prefissa: Sapienza, Governo, Ordine; tutte cose che invano abbiamo finora tentato di raggiungere, ostacolati anziché aiutati dai nostri amici deboli o pigri. Non sarebbe necessario, anzi non vi sarebbe un vero cambiamento nelle nostre intenzioni; soltanto ne!
i mezzi da adoperare".[11]
"Il fine giustifica il mezzo" Machiavellico, è il cardine di tutta la teoria e la prassi politica dell'occidente. Gandhi rivoluziona questo concetto "Il mezzo può essere paragonato a un seme, il fine a un albero; e tra il mezzo e il fine vi è appunto la stessa inviolabile relazione che vi è tra il seme e l'albero"[12] . Nei mezzi che si utilizzano c'é, in potenza, il contenuto dei nostri fini.
"...l'unico modo di vincere sarà di perseguire un fine che il Maligno non potrà mai credere, che non ha nulla a vedere con l'acquisto del potere, che per il Maligno è pura follia. Se ci si propone di distruggere l'Anello si sarà sotto un ammanto che coprirà perfettamente ogni mossa, renderà del tutto enigmatici. La follia secondo il mondo è pur l'unico scudo."[13]
Combattere la violenza a mani nude, esponendo se stessi alla sofferenza per indurre l'avversario a comprendere il proprio errore non è follia secondo il mondo ?
"Il Nemico sa da molto tempo che l'Anello è in movimento, portato da un Hobbit... Ma non vede ancora quale possa essere il nostro scopo. Egli suppone che ci stiamo recando tutti a Minas Tirith (baluardo delle forze del bene), perché è ciò che avrebbe fatto al nostro posto. Sarebbe stato, dal suo punto di vista, un grosso colpo inflitto al suo potere. Ha davvero una gran paura che qualche essere indomabile appaia improvvisamente e adoperi l'Anello per fargli guerra, distruggerlo, e prendere il suo posto. Che il nostro desiderio sia invece di distruggerlo senza che nessun altro prenda il suo posto, non gli sfiora nemmeno la mente. Che il nostro scopo sia di annientare l'Anello stesso, non l'immagina nemmeno nel suo sogno più buio"[14] Insegna Gandalf.
. Il Signore Oscuro, ovvero la Globalizzazione Neoliberista
Pensando al Signore Oscuro, che minaccia il mondo per avvolgerlo
con un manto di tenebra, rileggendo queste osservazioni del testo,
viene di pensare al mondo di oggi. La globalizzazione neoliberista
non è altro che un fenomeno economico basato sull'egemonia della
logica del profitto, ed ha alla base una realtà culturale in cui
si nega il punto di vista dell'altro: tutto si schiaccia su un Linguaggio
Unico che parla per tutto e per tutti. E' una prospettiva culturale
che tenta di inglobarci tutti, insegnandoci cosa dobbiamo pensare
dei fatti del mondo, come dobbiamo vestirci, cosa dobbiamo consumare:
è questo il grande occhio che Orwell rappresentava nel Grande Fratello[15]
e che Tolkien chiama Sauron, l'Oscuro Signore di Mordor. E' questo
il Grande Occhio che controlla la vita degli individui e, con il
suo messaggio suadente, induce a rinunciare alle proprie passioni
e tensioni profonde per trasformarsi nell'insignificante ruota della
macchi! na del progresso e dello sviluppo al servizio dei grandi
capitali e delle grandi multinazionali.
Il pericolo che Tolkien percepiva è questo rinchiudersi nel proprio
giardino dorato (la Contea?), fingendo di non avere alcuna responsabilità
nelle vicende del mondo.
Non è questo il Signore Oscuro che ottenebra il nostro futuro ?
Non è questo il nemico assoluto che ci circonda e che minaccia i
nostri cuori con il suo messaggio suadente ? Non è questo Sauron,
il Signore dell'Anello da cui Tolkien tenta di allertarci ?
Frodo sente la chiamata a questa grande missione, diventare eroe e condurre l'Anello nella fornace del Monte Fato, proprio nel bel mezzo della fortezza di Sauron.
"Non posso conservare l'Anello e rimanere qui; dovrei lasciare Casa Baggings, lasciare la Contea, abbandonare tutto e partire - sospirò - Vorrei tanto salvare la Contea... Sento che fin quando saprò che la mia Contea è sempre qui, comoda e sicura, girovagare ed errare sarà per me più facile, conscio che in una parte del mondo c'è un appoggio stabile e saldo che mi attende, anche se non vi dovessi più metter piede. ... Si tratterebbe di esilio, di una fuga dal pericolo nel pericolo, trascinandolo appresso a me... Come mi sento piccolo, sradicato e ... disperato. Il Nemico è talmente forte e terribile !".[16]
La sfida di smantellare questo sistema costruito sul potere della
finanza, dei mass-media e dell'esercito, con un movimento di base,
fatto di uomini e donne qualunque (Hobbit, direbbe Tolkien), con
le sole armi della purezza del cuore e della forza della verità[17]
ci mette una grande paura, ma è l'unica strada per dare un futuro
a questo stanco mondo[18].
E' proprio questo lo straordinario fascino che sprigiona dalle pagine
vibranti del romanzo di Tolkien: il miracolo del coraggio che nasce
nel profondo del cuore più semplice e insignificante, anche quello
di un bambino e di un emarginato qualunque. Quel coraggio che si
sprigiona e diventa motore di una scelta, la scelta di combattere
il Male fino in fondo, partendo dalle proprie paure, egoismi e meschinità,
e confidando profondamente nel futuro.
Frodo, di fronte al Gran Consiglio degli elfi riunito, dove ci sono i pi grandi eroi e stregoni del mondo conosciuto ha il coraggio di alzarsi e dire:
"Prenderò io l'Anello ... ma non conosco la strada"
"Credo che questo compito sia destinato a te, Frodo - risponde Elrond, re degli elfi - se non trovi tu la via, nessun'altro la troverà. E' giunta l'ora del popolo della Contea !".[19]
Non è questo il tempo dei grandi eroi, dei grandi politici, dei grandi personaggi, è il tempo del popolo della strada, delle città e dei villaggi, il tempo del piccolo popolo che si mette in marcia contro il Male Oscuro che sta minacciando il mondo.
[1] Elemire Zolla nell'introduzione
a The Lord of the Rings, del 1955 in J. R. R. Tolkien, Il
Signore degli Anelli, Ed. Rusconi, Milano, 1989.
[2] dal film Gandhi, di
Richard Attenborough.
[3] dalla lettera alla signorina
Beare in Oltre la lettura.
[4] J. R. R. Tolkien, Il Signore
degli Anelli, Ed. Rusconi, Milano, 1989, p. 84.
[5] ibidem, pp.78-83.
[6] ibidem, pp. 94-95.
[7] vedi Nanni Salio, Il Potere
della nonviolenza, Ed. Gruppo Abele, Torino, 1995.
[8] op. cit. J. R. R. Tolkien,
p. 95.
[9] vedi Umberto Galimberti, Togliamo
i paraocchi ai valori dell'Occidente, la Repubblica, 19.09.01.
E anche Enzo Bianchi, Le apocalissi dell'11 settembre, la Repubblica,
27.10.01.
[10] op. cit. E. Zolla, p. 15.
[11] op. cit. J.R.R. Tolkien,
p.328.
[12] Gandhi, Antiche come
le montagne; ed. Comunità, Milano 1963, pp. 137-8
[13] op. cit. Zolla, p.15.
[14] op. cit. J.R.R. Tolkien,
p.605.
[15] George Orwell, 1984,
Ed. Mondadori, Milano, 1973.
[16] op. cit. J.R.R. Tolkien,
p.97.
[17] Gandhi definisce la sua
prassi politica con il termine Satyagraha: la forza della
verità. Vedi Gandhi, La mia vita per la libertà, Ed. Newton,
1983, p. 290.
[18] Johan Galtung, teorico
pacifista e professore di Peace Studies ribadisce: "Ciò che è
necessario adesso è un movimento pacifista di massa, questa volta
Nord-Sud" in Il pacifismo tra i Cruise e la Jihad, Il
Manifesto, 11.10.01.
[19] op. cit. J.R.R. Tolkien,
p. 341.
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