on mi piace l'Allegoria - l'allegoria cosciente ed intenzionale
- e neppure qualsiasi tentativo di spiegare il significato di mito
e fiaba dovendo usare linguaggio allegorico" (Letters 145).
Queste sono le parole di John Ronald Reuel Tolkien. Dopo la pubblicazione
del suo capolavoro di narrativa fantasy, Il Signore degli Anelli,
in tre volumi nel 1953 e 1954[1], numerose
interpretazioni allegoriche vennero prodotte. Alcune di queste erano
piuttosto innocenti, mentre altre portavano avanti le più assurde
teorie. Tolkien rifiutò tutte le inclinazioni allegoriche. Al loro
posto, diede tre ragioni per la creazione della sua immensa e pur
completa mitologia.
Il suo interesse filologico, che aveva sempre avuto sin dall'infanzia,
era una di queste. Molto precocemente, egli aveva iniziato ad inventare
propri linguaggi. Col passare del tempo, essi divennero linguaggi
complessi, con regole grammaticali ed un vasto vocabolario. Egli
diede loro una storia in cui potersi sviluppare. Questa storia la
chiamò Il Libro dei Racconti Perduti[2],
che successivamente si sviluppò nella versione definitiva che noi
conosciamo come Il Silmarillion[3].
In quest'opera complessa, ci viene parlato della creazione dell'universo,
la costituzione della Terra-di-Mezzo (il mondo conosciuto), e del
progresso dei suoi abitanti; elfi, nani, uomini, hobbit, orchi,
draghi, ecc..
Un'altra ragione di questa mitologia fu la sua poesia. Gli mancava
un canale tramite cui poter esprimere le proprie sensazioni interiori
senza farle sembrare fuori posto. Iniziò ad incanalare la propria
poetica nel suo mondo immaginario, e così esso acquisì senso non
solo per lui ma anche per chiunque lo leggesse. In terzo luogo,
era sua opinione che l'Inghilterra fosse carente di una propria
mitologia:
«Non ridete! Ma c'era una volta.ho in mente di creare un corpo di leggende più o meno collegate, spaziando dal livello vasto e cosmogonico a quello dei romantici racconti fiabeschi - il più grande trovando nel piccolo contatto con il concreto, il più piccolo attingendo splendore dai vasti scenari - che io possa dedicare semplicemente: all'Inghilterra; alla mia terra» (Carpenter 1978: 97).
L'Inghilterra non possedeva proprie storie, come i greci, gli scandinavi,
i celti o i finnici avevano.
Aveva una documentazione storica, ma non una mitologica. Egli aveva
le sue buone ragioni per questo mondo immaginario, ma non furono
mai allegoriche. Questo è importante da sapere per indagini ed interpretazioni
successive delle sue opere.
Il tema de Il Signore degli Anelli di Tolkien è un tema familiare
e spesso usato. Il conflitto costante tra Bene e Male. La lotta
senza speranza del piccolo e del debole contro il potere infinito
delle Tenebre e dei suoi difensori inumani. Lo hobbit, o il mezzo-uomo,
Frodo Baggins è giunto in possesso dell'Unico Anello, forgiato dal
malvagio Sauron nei primi anni della Seconda Era del mondo; la Terra-di-Mezzo.
In questo anello, Sauron ha messo gran parte del suo potere, per
riuscire a conquistare il mondo conosciuto. Con esso, egli sarà
capace di controllare le volontà dei possessori degli anelli minori,
gli elfi, i nani e gli uomini. Durante l'Ultima Alleanza tra uomini
ed elfi, l'Anello viene tagliato via dal dito di Sauron e successivamente
svanisce nelle profondità del fiume Anduin. Qui esso rimane per
molti anni ed "uscì dalla leggenda" (SdA 85), fino a che non viene
ritrovato di nuovo, e giunge in possesso di Sméagol, un essere della
stirpe degli hobbit. Poco a poco, l'Anello muta Sméagol in una creatura
malvagia e miserabile, successivamente conosciuta come Gollum.
E' da Gollum che Bilbo Baggins ottiene il possesso di questo anello
carico di potere, come narrato ne Lo Hobbit o There and Back
Again. Per lui è solo un innocuo anello magico che rende invisibili,
e quando lo passa a suo nipote Frodo, Bilbo non si è reso conto
del potere malvagio che esso contiene. Ora però, presa coscienza
della sua ricomparsa, Sauron lo sta cercando con l'aiuto dei temuti
Cavalieri Neri, gli Spettri dell'Anello. L'unico modo di distruggerlo
è quello di gettarlo nelle fiamme dove venne creato: "trovare la
Voragine del Fato, negli abissi dell'Orodruin, la Montagna di Fuoco,
e lanciarvi l'Anello" (SdA 96). Questo è il compito che Frodo Baggins,
di un popolo oscuro e dimenticato, deve portare a termine. Con l'aiuto
di amici fidati, e dello stregone Gandalf, egli deve salvare il
mondo dalle tenebre eterne.
Lungo questo viaggio periglioso, entreranno in contatto con numerosi
personaggi, creature e genti, alcune buone, altre malvagie. Superficialmente,
è tutto bianco e nero. Due poteri si combattono l'un l'altro, uno
per conquistare il mondo, l'altro per liberarlo. Di conseguenza,
genti e creature coinvolte in questa guerra sono o buone o cattive.
Scegliendo uno schieramento, come le persone molte volte sono costrette
a fare in tempi di guerra, il loro destino è segnato. Combattere
per Sauron significa aver origine malvagia e, di conseguenza, lottare
per la Bianca Città di Minas Tirith[4]
vuol dire aver origine buona. Fortunatamente, o sfortunatamente,
non è così, dipende da come lo si guarda. Nel mondo di Tolkien,
troviamo una terza categoria. A mio giudizio, è la più complessa
ed interessante delle tre. All'interno della letteratura fantasy
questa categoria viene etichettata "i Neutrali", "coloro che non
sono sicuri" o "coloro a cui non importa". Dovrebbe esser sbagliato
usare quest'etichetta per la categoria che intendo investigare,
poiché questa, al contrario, consiste in sottocategorie in cui alcune
non possono esser considerate come Neutrali. Come nome globale per
tale categoria ho scelto "l'Indefinibile", non con l'implicazione
che il loro allineamento non possa esser del tutto definito. Al
contrario, ci sono personaggi/gruppi difficili da definire, i Neutrali,
ma ci sono anche personaggi che erano soliti appartenere ad una
fazione o all'altra ed ora hanno cambiato allienamento. Gran parte
di questi appartengono al gruppo di quelli che una volta erano buoni
ma, in un modo o nell'altro, sono stati sedotti dal lato oscuro.
Ci sono personaggi che sono cattivi all'inizio, ma si sviluppano
e alla fine possono esser considerati come buoni. Sfortunatamente,
questo concerne solo personaggi minori nell'intreccio, e per questo
non sono abbastanza interessanti da studiare per i propositi di
questo saggio. Di conseguenza, non considererò questa categoria.
La mia intenzione è di mostrare che Il Signore degli Anelli non
è soltanto un'epica raffigurante il classico conflitto tra bene
e male, ma anche una storia su chi sta in mezzo. Quelli che realmente
non compiono una scelta, o quelli che fanno quella sbagliata/giusta.
Questo riguarda popolazioni così come singoli personaggi. Mostrerò
che critici letterari come Edmund Wilson[5]
e Edwin Muir[6] sbagliano entrambi quando
affermano che le distinzioni ne Il Signore degli Anelli vengono
viste solo alla luce di bianco e nero. Wilson dimostra che non ci
sono serie tentazioni, soltanto molto pochi problemi maggiori e:
"[Il Signore degli Anelli] è semplicemente un confronto.delle
forze del Male con le forze del Bene" (Spacks 82). Conformemente
a Muir, il tema de Il Signore degli Anelli è un semplice
tema dualistico. Esistono soltanto persone rigorosamente buone e
persone rigorosamente malvage: "le persone buone [di Tolkien] sono
uniformemente buone, le sue figure malvagie immutabilmente malvagie;
e non lascia spazio nel suo mondo per un Satana allo stesso tempo
malvagio e tragico" (Carpenter 1978: 222).
Farò anche una più completa analisi della creatura Gollum, che è il personaggio più interessante di tutti loro, ed uno dei molti elementi di prova contrari all'affermazione di Muir.
[1] La Compagnia dell'Anello e Le Due Torri
vennero pubblicati nel 1953, e Il Ritorno del Re venne pubblicato
nel 1954.
[2] Pubblicato postumo in due volumi nel 1983
e nel 1984, a cura di Christopher Tolkien.
[3] Pubblicato postumo nel 1977, a cura di
Christopher Tolkien.
[4] Minas Tirith è la capitale di Gondor, una
nazione confinante con la Mordor di Sauron. E' in questa città che
le forze del Bene si difendono contro le forze di Sauron, in una
delle ultime battaglie cruciali nella Guerra dell'Anello.
[5] "Oo Those Awful Orcs!" The Nation, CLXXXII
(14 Aprile 1956).
[6] Recensito ne 'The Observer', (Agosto 1954).
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