Uno per domarli tutti... di Nausica Guanetti |
sono 11! Come Ben Hur, come Titanic. Una grande notte, quella dei 76mi Oscar, una notte di gloria per un’impresa degna di essere cantata nelle lingue della Terra di Mezzo. Perché, e lo dico soprattutto a voi, incontentabili “puristi”, il lavoro di Peter Jackson è un sogno che si avvera, un pezzo della nostra fantasia che prende vita. E non importa quanti e quali cambiamenti siano stati fatti all’originario plot scritto dal Professore, ciò che importa è che per ben tre anni tutti noi (denigratori e non) abbiamo atteso e trepidato per questo sogno. Ci siamo meravigliati quando Gandalf ha percorso le strade della contea, abbiamo tremato alle grida dei Nazgul, siamo rimasti delusi per qualche modifica di troppo, ci siamo commossi sulle rive dei Porti Grigi. In poco meno di 12 ore (e chi ha partecipato a una delle tante maratone organizzate in occasione dell’uscita del Ritorno del Re lo sa bene) ci è stato concesso di vivere la magia del mondo di Tolkien. La Compagnia di Peter Jackson ci ha permesso un incredibile viaggio nella Terra di Mezzo. Un viaggio non solo virtuale, ma realissimo. L’uscita nelle sale delle versioni cinematografiche, l’uscita dei DVD, poi l’attesa per le Extended, sono tutte tappe di un percorso che, se dal punto di vista commerciale si è rivelato a dir poco geniale, dal punto di vista dello spettatore assomiglia a un viaggio del cuore e dell’anima. Ma c’è di più. Perché, ben lungi dal rimanere una triologia “fantasy” per iniziati, la trasposizione cinematografica de “Il Signore degli Anelli” si è dimostrata una inaspettata porta d’accesso proprio alle opere di Tolkien. Quanti hanno deciso di cimentarsi nella lettura del tomo dopo aver visto “La compagnia dell’anello”? Moltissimi. Certo, tra loro tanti, scoraggiati dalla mole, avranno chiuso il libro poco prima della ventesima pagina, altri saranno giunti alle Appendici con molta fatica, giusto per vedere come andava a finire. Ma, tra tutti, qualcuno sarà stato inevitabilmente catturato da Tolkien, dai suoi personaggi, dai suoi miti, dai suoi valori. Catturato per sempre. Perché una volta che conosci la Terra di Mezzo, che credi nella Terra di Mezzo, è impossibile lasciarsela alle spalle. Ecco perché, noi “tossici di Tolkien” non possiamo che ringraziare Peter Jackson. Se anche solo una persona si è avvicinata a questo mondo grazie al suo lavoro, questo è il successo più grande. La dimostrazione che l’anima del Professore è stata colta. Di questi dieci anni di intenso lavoro rimane, ora, la gloria, l’eterna memoria e un po’ di sana malinconia per un’avventura che si è conclusa (anche se, in perfetta sintonia con l’amore per le Appendici di Tolkien, “l’Hobbit neozelandese” ci riserva ancora qualche sorpresa nell’Extended dell’ultimo capitolo). Ammettiamolo, ora che i riflettori si spengono, ci sentiamo un po’ come Sam sulla via del ritorno. Con una grande differenza, dopo l’addio a Frodo lui torna alla sua amata Contea. Noi la lasciamo la Terra di Mezzo1. Gli Oscar assegnati a “Il Signore degli anelli - Il ritorno del Re”
1In realtà la lasciamo solo con gli occhi, ché dopo i titoli di coda non abbiamo altre immagini da gustare. Ma nell'intimo, il Viaggio continua. [GC]
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