Questione di nazionalità di Giuseppe Truono |
ino a che punto il lettore italiano è in grado di apprezzare Tolkien e la sua opera? Quali sono i limiti e le difficoltà che si incontrano durante la lettura di un'opera come il Signore degli Anelli? e perché questi problemi non sussistono per il lettore inglese? Ebbene il problema è un po' più complesso di quanto a prima vista possa apparire. Il fatto che nei paesi anglosassoni Tolkien sia molto più letto rispetto agli altri paesi Europei, non dipende certo dal patriottismo dei lettori britannici. Le cause sono da ricercarsi più a monte. Proviamo a fare un piccolo esperimento. Cercate di capire di chi sono i versi che seguono e a che opera appartengono: When I had journeyed half of our life's way, Se non ci siete riusciti cercherò di aiutarvi. Quello che segue è il testo tradotto (frutto di una personale traduzione): Quando percorsi metà della strada della nostra vita
Mi trovai in una scura foresta, poiché avevo perso la via che non erra. Ah, quanto è difficile dire quello che fu Quella foresta selvaggia, fitta e difficile, che nei ricordi rinnova la mia paura A questo punto molti di voi avranno capito di che cosa si tratta. Ma per far comprendere l'abissale differenza tra i versi tradotti (anche se si tratta di una buona traduzione) ed il testo originale, riporto di seguito i versi danteschi. Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Il problema cruciale, dunque, è quello del codice, ovvero il mezzo attraverso cui il messaggio dell'artista viene trasmesso al fruitore. Nel caso della letteratura il codice è rappresentato dal linguaggio. Il codice, si compone da due elementi basilari : il " significante " ed il " significato ". Il significante è il complesso delle parole in quanto tali (nella pittura i colori, nella musica le note, ecc.) che l'artista mette assieme (in senso fisico) al fine di trasmettere il suo messaggio. Il rapporto tra significato e significante è molto stretto, tanto che in alcuni casi il significante è anche il significato. Si pensi alle onomatopee, cioè quelle parole che indicano un suono (l'a bba iare del cane, il gra cidare delle rane, il rom bo del motore). Tutta questa premessa è stata fatta per sottolineare che certe parole sono spesso scelte in quanto tali. L'inglese leggerà l'opera per quello che è, così come partorita dalla penna dell'autore, mentre gli altri si dovranno "accontentare" della traduzione dell'opera nella propria lingua. Se il traduttore è in gamba (cosa che penso dei traduttori delle opere postume e de Lo Hobbit , un po' meno per la traduttrice de "Il Signore degli Anelli", ridotto spesso a poco più di una fiaba), in genere riuscirà a ricostruire, con una certa approssimazione, l'opera nella nuova lingua. Il problema della traduzione non si pone nel caso di documenti e saggi, nei quali, ogni parola ha ( e deve avere ) un significato univoco. Quando l'oggetto della traduzione è un'opera letteraria: un racconto, un romanzo o, ancor più una poesia, la faccenda si fa più difficile. Il traduttore in questo caso è costretto ad affrontare un'opera di interpretazione del prodotto letterario originale ed a compiere una sorta di nuova composizione dell'opera. Il difficile problema ora citato diventa assai più impegnativo nel caso in cui, a dover essere tradotto è Tolkien. Tolkien non è stato un semplice romanziere. Tolkien era anzitutto un filologo, uno studioso della lingua, e l'abito del filologo non lo tolse neppure durante la costruzione del suo mondo mitologico, tutt'altro, possiamo dire che il mondo mitologico (perché questo in effetti l'opera rappresenta: il tentativo di donare alla sua terra una mitologia che fosse tutta e solo sua) fu creato da Tolkien per dare un'ambientazione ideale, una patria ed un popolo ai suoi linguaggi.
Dalla lettera che Tolkien inviò a Mrs. Mitchison, ma anche da innumerevoli altre, si evince chiaramente l'attaccamento dell'autore al linguaggio, alla parola. Da quanto detto, è quindi logico intuire la posizione di sfavore del lettore, non solo italiano, ma non anglosassone in generale. Lo stesso discorso può essere fatto in maniera speculare per il lettore straniero che si ponga di fronte ad una grande opera della letteratura italiana. Non tutti sanno che Tolkien, spinto da C.S. Lewis, entrò a far parte della Dante Oxford Society (sorta di fan club del Poeta fiorentino), ma in una lettera [] manifesta lo scarso attaccamento all'autore. Sono quindi evidenti le limitazioni che il lettore straniero ha di fronte all'opera tolkeniana : accontentarsi del significato (frutto dell'opera di interpretazione del traduttore e spesso da questi travisato*) senza potersi gustare il significante.
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