Storia politico militare della Terra di Mezzo
La Prima Era: guerre, armi e battaglie
di Giordano "Naerfindel" Gelmi

a Nirnaeth Arnoediad, la più grande battaglia della I Era, vede impegnata l'Unione di Maedhros contro le schiere di Angband. Principali protagonisti dell'alleanza sono i figli di Feanor e i Noldor dell'Alto Re Fingon. A fianco di Fingon si schierano gli Uomini della casa di Hador, guidati dal loro signore Hurin e alcuni contingenti di Elfi delle Falas, mandati probabilmente da Cirdan. A fianco di Maedhros scendono invece in campo i Nani di Belegost e Nogrod che forniscono armi in gran quantità (S 235-236); gli guida Azaghal, a suo tempo salvato da Maedhros durante un'imboscata di Orchi. I Nani fanno così la loro ricomparsa sui campi di battaglia: era dei tempi della prima battaglia del Beleriand che i Naugrim non combattevano fianco a fianco con gli Eldar. Seguono Maedhros anche gli Uomini di Bor e Ulfang, gli ultimi a essere giunti nel Beleriand da est (S 236); si tratta purtroppo di quei gruppi che Morgoth aveva già cercato di corrompere. Come già detto né Thingol né Orodreth permettono alle loro genti di scendere in campo, per i motivi precedentemente esposti. Va detto però, ad onor del vero, che sia Nargothrond sia il Doriath non erano in prima linea e tanto Thingol quanto Orodreth sembrano pensare più ad una resistenza a lungo termine. Non è un caso infatti che Elwe proprio in quegli anni fortifichi le sue frontiere (S 235), pronto ad affrontare un'eventuale invasione. E come presagito da Morwen, moglie di Hurin, il Doriath sarà l'ultimo regno a cedere (RI 93-94). Dal Doriath tuttavia partono, con il benestare del Re, Mablung e Beleg che si uniscono alla schiera di Fingon. Aiuti giungono anche dal Nargothrond: Gwindor, figlio di Guilin, parte disobbedendo ad Orodreth per vendicare suo fratello Gelmir, caduto nella Bragollach. Gwindor combatterà con i suoi assieme a Fingon sotto lo stendardo di Fingolfin; solo lui sopravviverà e più tardi farà ritorno in Nargothrond (S 235). Fosse stato ancora vivo Finrod, probabilmente la politica di Nargothrond sarebbe stata diversa e l'Unione di Maedhros avrebbe guadagnato un alleato fortissimo. Per quanto riguarda Gondolin, non vi era molta speranza che potesse scendere in campo. Come fa intendere un discorso di Hurin riportato ne I Racconti Incompiuti, dell'aiuto di Turgon non si è udito né si spera (RI 93), quindi si trattava soltanto di una speranza remota. Aiuto giunge invece dal Brethil: gli Haladin sono guidati in battaglia dal loro signore Haldir (S 236); solo in tre si salveranno e torneranno nel Brethil (RI 100).

Come molti avevano ben giudicato, Maedhros agisce però troppo presto, quando il suo potenziale non è ancora al massimo (S 236); egli inoltre ignora che tra gli Uomini da lui arruolati ci sono delle spie e dei traditori, il cui ruolo si rivelerà nefasto per l'Unione. Maedhros e i suoi alleati erano riusciti a scacciare gli Orchi dal Beleriand e a liberare le terre a nord e il Dorthonion. Si trattava ora di cercare uno scontro frontale con l'esercito di Angband per porre fine alla contesa. Morgoth però, avvertito dalle sue spie, comincia a prepararsi al contrattacco.

Riguardo allo scontro sul campo con le forze nemiche Maedhros e Fingon avevano elaborato un piano preciso. Lo scopo della loro azione era riuscire a prendere il nemico tra due fuochi, attaccando da est e da ovest attraverso la Anfauglith. Inizialmente la schiera di Maedhros sarebbe dovuta penetrare nell'Anfauglith da est, attirando l'esercito di Morgoth fuori da Angband, mentre Fingon avrebbe atteso il momento propizio nascosto sugli Ered Wethrin e a Eithel Sirion, per poi attaccare scendendo dai passi (S 236). A quel punto l'orda nemica si sarebbe trovata presa tra due fuochi, con ottime possibilità di vittoria da parte degli Eldar.

La battaglia prende il via il giorno di Mezz'estate dell'anno 473 (S 236). Per il modo in cui si svolge, per le innumerevoli azioni che la contraddistinguono, e non ultimo per il numero di guerrieri che vi prende parte, è senza dubbio la battaglia più complessa combattutasi sul suolo del Beleriand durante la I Era. Un elemento determinante la distingue poi dalla Bragollach: mentre questa era l'inizio di una campagna vera e propria che si sarebbe protratta per anni, la Nirnaeth Arnoediad è uno scontro decisivo. L'esercito che combatte con l'Alto Re Fingon è inferiore, di numero e potenza, solo a quello che suo figlio Gil-Galad guiderà contro Sauron ai tempi dell'Ultima Alleanza, più di tremila e cinquecento anni dopo.

Il piano elaborato dagli Elfi è, sulla carta, strategicamente vincente, tanto più che le posizioni di partenza dei Noldor favoriscono una sortita di massa contro i nemici su Ard-Galen. L'esercito di Fingon è schierato su tutto il versante dell'Ered Wethrin, ma nascosto agli occhi del nemico. L'Alto Re scruta la piana per vedere se Maedhros è entrato in azione, ma ignora che già dalle prime battute i piani di Morgoth, favoriti da spie e tradimenti, stanno compromettendo la strategia dell'Unione. Maedhros infatti viene ingannato dagli Uomini di Uldor che, annunciando falsi assalti da Angband, fanno sì che l'esercito orientale non scenda ancora in campo e ritardi il suo arrivo (S 237). A quel punto una schiera di Angband, che è solo una parte delle forze dell'Oscuro Signore, percorre la piana e va a posizionarsi ai piedi dell'Ered Wethrin, favorita anche dal fatto che gli Orchi sono vestiti in modo da mimetizzarsi con la sabbia dell'Anfauglith (S 237). Certo sarà stata una sorpresa per l'esercito di Fingon trovarsi i nemici sulla porta di casa, quando invece le aspettative erano di intercettarli sulla piana, già alle prese con Maedhros. I Noldor a quel punto sono tentati di assalire subito il nemico, ma è Hurin a trattenerli ricordando, giustamente e quasi con premonizione, che le forze di Morgoth sono sempre maggiori di quanto si creda. Inoltre il segnale di Maedhros ancora non giunge, e comunque un eventuale assalto del nemico si sarebbe rivelato vano, in quanto destinato ad infrangersi sulle pendici dell'Ered Wethrin (S 238).

A riequilibrare la situazione di partenza, poco promettente visto che i piani originari sembrano essere destinati a essere stravolti, è l'inaspettato arrivo di Turgon da Gondolin, con ben 10.000 Elfi coperti di cotte lucenti e vogliosi di combattere. La speranza si rinnova nel cuore di Fingon, che ha la possibilità di unire i suoi guerrieri a quelli del fratello (S 237). A questo punto il fronte occidentale dei Noldor è più che mai potente e compatto, da Eithel Sirion fino al Passo dove si vanno a schierare le forze di Turgon.

Lo scontro purtroppo prende il via in un modo che non è quello che Fingon e Maedhros avevano previsto. Morgoth infatti vuole fare in modo che siano proprio Fingon e i suoi a uscire dalle loro difese, e trova il modo di provocare gli Elfi e indurli a compiere il primo passo. Ai nemici si presentano inizialmente solo le mute pendici dei monti e le mura silenziose di Eithel Sirion (S 238), ciò nonostante alcune bande di Orchi portano avanti un prigioniero, Gelmir del Nargothrond, e lo decapitano, scatenando la furia di molti Elfi. La fortuna volta da subito le spalle ai Noldor: l'esecuzione avviene proprio sotto gli occhi di Gwindor, fratello di Gelmir. Folle di rabbia, Gwindor si lancia all'assalto seguito dai suoi. A questo punto, nonostante Maedhros non abbia ancora dato il segnale, l'esercito dei Noldor non riesce più a trattenersi e si lancia in un furioso assalto (S 238). Ritorna, se vogliamo, quello spirito indomito dei Noldor che li contraddistingue ma che spesso però gli aveva traditi in passato.

L'azione dei Noldor, che fanno largo uso della cavalleria, è però talmente veemente che per poco i piani di Morgoth non vanno in fumo (S 238-239): la schiera occidentale del nemico viene respinta e spazzata via e le armate di Fingon volano sulla piana dell'Anfauglith. A questo punto i Noldor avrebbero buone chance di mantenere le posizioni se solo Maedhros potesse giungere in tempo e se essi non avessero esagerato nell'affondo. Gwindor e i suoi si spingono infatti fino ai cancelli di Angband. Morgoth, dopo un attimo di sgomento, può dunque scatenare le sue forze riversando sulla piana le schiere che aveva tenuto di riserva (S 239). Fingon non è in grado di soccorrere l'avanguardia di Gwindor e i suoi, che vengono sterminati o catturati. L'esercito dei Noldor perde in compattezza e non può così resistere al contrattacco; Fingon e i suoi vengono così ricacciati indietro con gravi perdite.

Sono passati quattro giorni dall'inizio delle ostilità: è a questo punto che inizia veramente la Nirnaeth Arnoediad. Fingon è costretto a retrocedere e Maedhors ancora non giunge, così come non arrivano nemmeno i Gondolindrim di Turgon, che pure, una volta partito l'assalto dall'Ered Wethrin, avrebbero avuto via libera per seguire il resto dei Noldor. Può essere che essi dovessero guardare il Passo di Sirion, per contrastare un eventuale assalto diretto verso il Beleriand, inoltre Turgon aveva trattenuto i suoi dal partecipare all'assalto. Si può considerare però un'altra ipotesi: Turgon e i suoi disponevano di un numero esiguo di cavalieri e dunque, anche volendolo, la fanteria di Gondolin ci avrebbe messo un bel po' ad arrivare sul luogo dello scontro o comunque a seguire il resto dei Noldor nel loro assalto con la cavalleria. Nella retroguardia di Fingon cade intanto Haldir del Brethil con molti dei suoi. Gli Orchi ormai incalzano da vicino l'armata dell'Alto Re; quando giunge la notte del quinto giorno il nemico è ormai riuscito a circondare la schiera degli Eldar e dei loro alleati (S 239).

Il mattino seguente giunge però Turgon. A questo punto la situazione si ribalta: ora sono gli Orchi ad essere presi tra due fuochi. Fingon e Turgon si ritrovano fianco a fianco e gli Orchi sbandano. Poco dopo giunge da sud anche Maedhros con gli altri figli di Feanor: gli Orchi sono ora incalzati a ovest da Fingon e Turgon e a sud da Maedhros e i suoi. L'esercito degli Elfi è al completo. Come si asserisce nel Silmarillion gli Eldar avrebbero potuto a quel punto anche vincere lo scontro (S 240). La differenza, in questo scontro decisivo, l'avrebbero fatta due fattori: la quantità di riserve a disposizione dei due schieramenti e la fedeltà dei singoli elementi degli eserciti.

Mentre Maedhros sta per piombare addosso alle schiere di Orchi, da Angband escono tutte le riserve di Morgoth e le creature più temibili che servono l'Oscuro: lupi e cavalcalupi, i Balrog e Glaurung. In particolare quest'ultimo penetra rapidamente tra le schiere degli Eldar, seminando terrore e spazzandole via. Eppure, anche considerando che né Fingon né Maedhros potevano ricevere a loro volta altri aiuti, è solo il tradimento che determina la disfatta dell'esercito dell'Unione di Maedhros. Questa constatazione (S 240) è una delle più amare contenute nell'intero Silmarillion: gli Elfi e i loro alleati si avviano alla più grande sconfitta, subita con la più grande coalizione realizzata fino a qual momento, per il compiersi di un tradimento che è dettato dalla Sorte di Mandos, secondo la quale tutti i disegni dei Noldor sono destinati a volgere ad un infausta fine (S 103). Qui è inoltre doveroso ricordare ancora una volta che sempre la Sorte di Mandos e la questione dei Silmaril aveva impedito che l'Unione di Maedhros potesse contare sulle forze di tutti i regni degli Eldar, Doriath e Nargothrond in testa.

Accade così che mentre Maedhros sta per piombare addosso ai nemici, gli uomini di Ulfang si avventano contro la retroguardia. La schiera dei Feanorniani si trova così ad essere presa su sue lati (S 240). A nulla serve che i protagonisti del voltafaccia siano presto trucidati: dai colli orientali irrompono altri uomini fedeli a Morgoth. Maedhros e i suoi, praticamente circondati, sono costretti a soccombere e la loro schiera è dispersa. I figli di Feanor riescono, in modo fortuito, a uscire vivi dallo scontro ma il loro esercito è distrutto. Gli ultimi a cedere sono i Nani di Belegost, guidati dal loro re Azaghal. Grazie alle loro corazze e alle loro maschere da battaglia, riescono a resistere all'attacco e al fuoco di Glaurung e dei draghi (S 240-241). Ed è grazie a loro che Maedhors e i suoi possono salvarsi. Glaurung stesso è circondato e colpito a ripetizione: Azaghal però viene ucciso dal mostro, non prima di avergli assestato un colpo che lo fa fuggire dal campo di battaglia (S 241). Noldor e Nani di Belegost riescono infine ad aprirsi un varco e a fuggire verso il monte Dolmen, verso est (S 240).

Dimezzato l'esercito degli Eldar, Fingon e Turgon vengono assaliti da una schiera di nemici che è tre volte la loro. La situazione precipita e volge definitivamente in favore di Morgoth. Giunge infatti Gothmog, il Signore dei Balrog, che con i suoi riesce a sfondare all'interno delle fila nemiche, ormai accerchiate. Fingon e Turgon vengono divisi e l'Alto Re si trova circondato assieme ai suoi dai demoni di fuoco. Inizia così lo scontro tra Fingon e Gothmog. Fingon, rimasto solo, combatte con forza e coraggio, ma un secondo Balrog lo intrappola prendendolo alle spalle, e Gothmog può colpirlo con la sua ascia. Così cade Fingon, l'Alto Re degli Elfi, e il suo stendardo viene calpestato nella pozza del suo sangue (S 241). La battaglia è finita. Inizia la penosa e pericolosa fase della ritirata dal campo di battaglia.

Ciò che resta degli Eldar fugge attraverso la piana e si assesta al Passo Sirion, Turgon, Hurin e Huor in testa, riuscendo a resistere all'incalzare dei nemici. Turgon viene convinto da Húrin e Huor a fuggire e tornare a Gondolin, in modo che essa sia l'ultimo baluardo degli Elfi (S 241-242). A quel punto dunque Turgon raduna i suoi guerrieri e quelli di suo fratello Fingon e comincia a ritirarsi. A proteggere la ritirata verso Gondolin ci pensano Ecthelion e Glorfindel, che coprono i lati dell'esercito, ma il grosso della resistenza, alla palude di Serech, è affidato a Húrin e Huor e agli uomini del Dor-lómin (S 242). Sono dunque gli Uomini, nell'ultimo atto di questa grande battaglia, a compiere l'impresa più eroica: difendono la ritirata, compiendo una delle più grandi gesta che mai uomini abbiano tentato, assestandosi sulle rive del fiume Rivil e sul limitare della palude di Serech (S 242). Con la loro impresa gli Uomini del Dor-lomin riscattano tutti i Secondogeniti dal tradimento compiuto ad opera degli uomini dell'est, che hanno determinato, col loro tradimento, l'esito disastroso della battaglia. Significativo che questo sia l'ultimo atto della Nirnaeth. Gli eserciti di Angband, superiori in numero, riescono però a passare il Rivil e piombati sugli Uomini ne fanno strage. Huor cade e gli Orchi massacrano i superstiti della casa di Hador. Ultimo rimane Hurin, che abbatte i nemici a decine, nel tramonto del sesto giorno della Nirnaeth, prima di essere fatto prigioniero e portato via, verso Angband (S 242-243).

La Nirnaeth Arnoediad è una delle più grandi battaglie che si siano mai combattute nella Terra di Mezzo. Come già detto solo l'esercito guidato da Gil-Galad contro Sauron alla fine della II Era raccoglierà un numero di forze maggiori e vedrà riuniti Elfi, Uomini e Nani. La quinta battaglia è anche, di fatto, l'ultimo scontro contro Morgoth; ve ne saranno altri, ma sarà sempre il nemico ad avere l'iniziativa. Per Elfi e Uomini si tratterà solo di difendere le posizioni.

La Battaglia delle Innumerevoli Lacrime è la più grande disfatta che Elfi e Uomini abbiano mai subito. Essa segna la fine definitiva della lunga pace nel Beleriand e apre le porte a un periodo di terrore che porterà gli Orchi e le creature di Morgoth a conquistare, uno ad uno, tutti i territori e i popoli liberi che abitano le contrade del Beleriand. Ciò che pesa, sugli Elfi soprattutto, non è solo la sconfitta sul campo. Il tradimento di alcune delle genti degli Uomini, unito alla consapevolezza dell'ineluttabilità della Sorte di Mandos fa capire ai Noldor, e ai loro alleati Sindar, che non vi è più la possibilità di una coalizione e che si è ormai giunti alla fase della sola resistenza. I rapporti tra Elfi e Uomini, eccezion fatta per quelli delle Tre Case, fedeli da sempre e protagonisti di gesta di insuperabile valore, diventano da questo momento assai freddi (S 244). Aggiungiamo poi che gran parte dei Noldor e dei loro alleati delle Tre Case erano stati sterminati e che, anche volendolo, non vi sarebbe stata la possibilità di riprovare la sorte contro Morgoth. La Nirnaeth avrebbe potuto essere la resa dei conti, invece è stata, per una serie di motivi, uno degli episodi più amari della storia degli Eldar e degli Edain.

Se però cambiamo prospettiva, la quinta battaglia non è stata indolore neanche per Morgoth. Cadute quasi tutte le difese, il Beleriand avrebbe potuto apparire a Morgoth una facile preda. Invece per poco non è stato il suo esercito ad avere la peggio, e le perdite sul campo dovevano essere di poco inferiori a quelle avute dall'Unione di Maedhros. Può consolare il pensiero che Morgoth è pur sempre un Vala, dunque superiore a Eldar ed Edain, ma è stato messo in seria difficoltà.

La strenua resistenza degli alleati di Fingon e Maedhros ha permesso che, per un certo periodo ancora, l'intero Beleriand non sia caduto subito in mano al nemico. E ciò farà sì che il destino degli Eldar e degli Uomini infine si compia ed essi ottengano la grazia dei Valar. Vero anche però che da quel momento nessuno, nel Beleriand, si sarebbe più sentito sicuro (S 245) e che Orchi e lupi avrebbero cominciato a scorrazzare liberamente in molte zone un tempo abitate.

La Nirnaeth, lo abbiamo sottolineato più volte, è stata un'occasione sprecata: se tutti gli Eldar avessero partecipato con il massimo del loro potenziale i guerrieri dell'Unione di Maedhros avrebbero raggiunto un numero di guerrieri imponente. Sarebbe bastato che dal Doriath e da Nargothrond fossero giunti degli aiuti, e che anche Turgon avesse svuotato completamente Gondolin. Purtroppo la storia non si fa con i "se" ma queste considerazioni non fanno che aumentare l'amarezza per quel che potrebbe essere stato.

La Nirnaeth è la più grande e complessa delle battaglie combattute nella Terra di Mezzo sia per il numero delle genti coinvolte, sia per il concatenarsi di una serie di azioni sul campo. Questa battaglia rappresenta però l'apice della gloria e della potenza degli Elfi e la piena affermazione dell'importanza degli Uomini, anche se pagate a caro prezzo.


 

           
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