Le guerre della Seconda Era di Elinyon |
onostante la seconda Era sia stata molto lunga, essa fu caratterizzata principalmente, almeno nella prima parte, da lunghi anni di pace. I sovrani di Númenor erano illuminati e giusti, ed il loro unico desiderio era quello di conoscere i mari; le uniche guerre che furono combattute furono quelle contro Sauron, che spadroneggiava nella Terra di Mezzo. I più grandi movimenti militari, ed anche i più folli, vi furono tra il 3260 ed il 3319: il periodo del regno del folle Ar-Pharazôn. Egli, per prima cosa, si lanciò contro Sauron con una grandissima flotta (era questa la grande forza degli uomini di allora, la flotta marina; un po' come Atene, in età classica) e schiere di forti uomini; e quando si accampò, Sauron giunse a sottomettersi, riconoscendo la superiorità dei Dúnedain; ma tutto questo era stato progettato e studiato ad arte. Sauron pervertì la mente già corrotta del re, lo votò all'adorazione della Tenebra, che aveva come suo signore Melkor; e lo spinse all'azione più folle di tutte: assaltare Valinor, spodestare i Valar nel nome di Melkor. Ed Ar-Pharazôn, ormai vecchio e bramoso di potere, ascoltò i consigli del fraudolento Maia, preparò l'esercito più grande che si fosse mai veduto a Númenor, allestì la flotta più imponente di tutti i tempi, e salpò. Gli unici guerrieri che non lo seguirono furono Elendil, i suoi figli e tutti i Fedeli, i qual salparono verso la Terra di Mezzo, e che fonderanno poi, in seguito, i regni di Arnor e Gondor. Amandil, padre di Elendil, invece, tenterà di ripetere l'ardua impresa di Eärendil, cioè domandare il perdono dei Valar; ma giungerà troppo tardi. La caduta di Gondolin Nell'Akallabeth, il racconto della Caduta di Númenor, si parla bene della flotta di Ar-Pharazôn: il folle re avanzò con essa, varcò i Mari Ombrosi, che nascondevano Valinor, superò Tol Eressëa, la patria degli Eldar, e giunse infine alla baia di Eldamar. Mai uomo aveva posto piede su quelle terre, tranne Eärendil, che era mezzelfo, ed i suoi compagni; e comunque nessuno ne era mai tornato vivo. Nonostante le tempeste e le sciagure scatenate dai Valar su Númenor, Ar-Pharazôn non aveva desistito; non si era voltato nemmeno alla vista delle orde di aquile di Manwë; ma esitò alla vista di Taniquetil, immobile e candido, che si stagliava contro il cielo ancora azzurro, prima del tramonto; ma pose lo stesso il suo piede, e con lui molti dei suoi, ai piedi delle Pelòri. Quello fu troppo. Manwë, esasperato, e con lui tutti gli Ainur, eccetto Sauron e quegli spiriti pervertiti da Melkor nell'antichità, quali i Balrog, invocarono Eru, e rimisero a lui il dominio del mondo; ed Ilúvatar scatenò la sua potenza, con tempeste sui mari; la maggior parte della flotta del folle Ar-Pharazôn affondò, ed i compagni del re furono sepolti sotto colline che crollarono su di loro, come una sentenza di morte, per risvegliarsi solo in occasione dell'Ultima Battaglia. Ed anche Númenor cadde, inabissandosi a causa dell'empietà del suo sire; e con l'isola affondò anche Sauron, il fautore di quel disastro; il quale però si salvò, per tornare a breve a tormentare il mondo. Questo è l'unico esempio che abbiamo in cui si vede schierata la potente flotta Numenoreana; ma non si sa alcunché sulle loro tattiche di guerra; per conoscerle bisogna attendere la fine della seconda e, poi, la terza era. La battaglia di Dagorlad e l'assedio di Barad-dûr Siamo nell'anno 3429 della Seconda Era. Sauron compie una mossa molto astuta, attaccando Gondor fintanto che le sue forze non sono complete; è arduo il compito di Anárion, figlio di Elendil, che difende Osgiliath, mentre Elendil ed Isildur si trovano a fuggire verso la nordica Annúminas. Il figlio rimasto a Gondor riesce nella difesa disperata del regno, e scaccia Sauron, ma si tratta di una tregua fittizia: vi è aria di grandi scontri. Elendil, dunque, si reca a consiglio con il grande Ereinon, detto in lingua Sindarin Gil-Galad, l'ultimo dei grandi re dei Noldor in esilio. I due concordano dunque di muovere una volta per tutte contro la fonte del potere oscuro di Sauron: Mordor. Elendil ed Isildur radunano tutti i loro Dúnedain ad Amon Sûl, ed ivi attendono le schiere di elfi radunate da Gil-Galad e Círdan; si dirigono poi verso Imladris, roccaforte di Elrond, e vi stazionano per ben tre anni, forgiando molte armi, e preparandosi alla dura guerra. Giunge dunque il 3434, ed i due re, degli uomini e degli elfi, decidono di dipartirsi dalla sicura Imladris, e percorrono rapidamente la valle dell'Anduin verso sud; e durante il viaggio si uniscono a loro schiere di tutti i popoli e le razze esistenti: animali e bestie andarono al fianco degli elfi di Thranduil, o dei nani di Moria, per unirsi all'Ultima Alleanza di Uomini ed Elfi. Anche Anárion si unì al padre ed al fratello, e l'esercito, a cui partecipavano tutti gli elfi della Terra di Mezzo, oltre che moltissimi altri esseri viventi, incontrò la schiera di Sauron sul campo di Dagorlad, la Piana della Battaglia. Si dice che l'esercito radunato da Elendil e Gil-Galad sia stato il più grande che mai abbia solcato la Terra di Mezzo dopo che i Valar mossero guerra a Melkor, durante la guerra dell'Ira. E probabilmente, solo nella Dagor Dagorath esso sarà superato. Per mesi i due eserciti si fronteggiano sulla piana sassosa di Dagorlad, finché l'Alleanza prevale, ed incalza Sauron fino alle porte di Barad-dûr; e lì rimangono, Gil-Galad ed Elendil, cingendo la torre d'assedio per sette lunghi anni. L'Oscuro Signore utilizza ogni metodo per eliminare i suoi nemici, ma senza successo: le frecce dei suoi orchi ed i suoi fuochi non possono niente contro la potente moltitudine, né le numerose sortite hanno alcun effetto. Finché Sauron decide di prendere la situazione in mano. Indossato il suo Unico Anello, esce lui stesso da Barad-dûr, e si porta sulle pendici del Monte Fato, là dove il suo Anello ha più potere; ed infatti semina morte tra le fila degli elfi e degli umani; però, pochi coraggiosi lo incalzano, lo sfidano e duellano con lui: sono essi Gil-Galad, brandendo la sua fiera lancia Aeglos, ed Elendil, che agitava Narsíl. Con loro viene anche il coraggioso Isildur, che però non interviene immediatamente. Per tutto il giorno i due re combattono contro l'Oscuro Signore, in un duello degno del titanico scontro tra Fingolfin e Melkor, il primo dei quali era nonno del grande re degli Elfi che ora rischia la vita contro il malefico Sauron. Alla fine, i due guerrieri, stremati, sono sopraffatti e schiacciati dalla mazza del malvagio, ma ecco che giunge proprio Isildur, e raccogliendo il mozzicone della spada del padre, Narsíl, rottasi poco prima, mena un fendente impetuoso, e mozza un dito a Sauron; anzi, il dito dell'Anello. Questi, sconfitto, si dissolve, ed il suo spirito fugge, mentre il suo esercito è sconfitto; ma la vittoria non è definitiva, ché Isildur si rifiuta di gettare subito l'anello nel Monte Fato, e finire così quell'incubo. E questo lo porterà alla rovina, sui Campi Iridati. ma questa è tutta un'altra storia, che va narrata come prima battaglia della Terza Era. In definitiva, le battaglie della Seconda Era hanno molta meno importanza rispetto a quelle della Prima; non perché non ve ne furono di gloriose (l'Ultima Alleanza compì grandissime gesta), ma perché Tolkien stesso ce ne fornisce poche informazioni. In esse si vede l'elemento che prenderà piede sempre di più nell'era successiva: la predominanza degli umani, anche in campo militare. Infatti, nonostante nella battaglia di Dagorlad sono sempre e comunque gli elfi a fare la differenza, in quanto non ve ne sono dalla parte di Sauron, sono gli umani a fungere, diciamo, da ago della bilancia; è da loro infatti che parte la grande iniziativa dell'attacco, ed è grazie ad essi che questo riesce. Le tattiche dei Dúnedain si vedranno poi meglio nella Terza Era, almeno in quanto Tolkien ci fornisce un accurato racconto del disastro dei Campi Iridati. D'ora in poi, gli elfi abbandoneranno quasi del tutto la loro caratteristica tattica di guerra, cioè quell'impetuosa forza che li aveva caratterizzati in queste due ere, e combatteranno principalmente per imboscate, in quanto rimarranno quasi solo Sindar, nella Terra di Mezzo.
Federico Vigorelli Porro
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