Aiya Maria di Marco Trucillo - traduzione commentata da Gianluca Comastri |
erita un plauso particolare, a mio modesto parere, l'ardimentoso tentativo di Marco Trucillo di cimentarsi nella traduzione di un testo tanto «impegnativo» - forse non tanto da un punto di vista letterario (sebbene taluni passaggi abbiano richiesto soluzioni di una certa ingegnosità), quanto per ciò che rappresenta per milioni di fedeli nel mondo Aiya Maria, quanta melmëo Con la pubblicazione delle analisi commentate dei testi del Padre Nostro e Ave Maria redatti da Tolkien, Marco Trucillo ha colto l'occasione per confrontare tra loro le due versioni. Di seguito presentiamo la comparazione con alcune righe di commento interlineare (il testo di Tolkien è in grassetto e contrassegnato dalla [T] a inizio riga, segue quello di Marco in grassetto corsivo). [T] Aia María quanta Eruanno i Héru aselye [M] Aiya María quanta melmëo Heru ye yo elye Aia è una semplice compitazione variante di Aiya. Tolkien ha tradotto 'grazia' come "Dono di Dio", Marco come "Amore": la traduzione del Professore è più vicina alla formulazione latina (Héru aselye "Il Signore con te" (a- "con"; elye "te"), mentre quella di Marco contiene ye "è", yo "con". [T] aistana elye imíca nísi benedetta tu tra le donne [M] manaier imbe ilye nissi tu sei benedetetta tra tutte le donne Qui Tolkien usa aistana, che dovrebbe stare per il verbo "benedire", ancora sconosciuto, o meglio non usato nelle fonti consultate per la traduzione. [M] impiega mana + ier, cioè "sei benedetto", e il costrutto arricchito ilye nissi invece di un più semplice nissi; come a dire "tutte le donne" invece di solo "donne". Per la differenza tra le due forme si veda la discussione nel commento analitico citato più sopra, alla voce nísi. Tale compitazione ha invero suscitato non poca sorpresa, dal momento che anche in fonti posteriori si trova nissi; nella fattispecie il Canto di Fíriel, da cui è tratta. Si noti poi che [M] omette il soggetto elye "Tu", e ciascuno usa parole diverse per "tra" ([M] imbe, [T] imíca): ancora una volta imbe è preso da un canto pubblicato, Namarie. [T] ar aistana i yávë mónalyo Yésus [M] a mana ye i yava sumalyo Yésus Questo, a parte la prima metà, è il verso più simile. Le differenze si riassumono nell'uso di mana/aistana per "benedetto" come già notato in precedenza (inoltre [M] inserisce il verbo "essere", ye) e nella diversa parola per "seno": [M] impiega suma (nell'accezione "cavità vuota, petto") mentre [T] ricorre a móna, per la cui discussione si veda nuovamente la relativa voce nell'analisi commentata. Va detto che aver letto "Yésus" nella versione [T] è stato causa di contentezza, in quanto conferma ufficiale ed autorevole della bontà dell'idea di adattare il sacro nome alla fonetica Quenya. Invero Marco aveva pensato di scriverlo con grafia tengwar e poi ritrascriverlo in caratteri alfabetici... [T] Airë María Eruo ontaril á hyame rámen úcarindor [M] Aire María, amme Eruo á hera an emmen Le differenze tra i due testi qui paiono più corpose, a partire da "Madre di Dio" tradotto da [M] con "amme Eruo" e da [T] con "Eruo ontaril". Tolkien qui costruisce il genitivo posponendo il sostantivo, e di questa apparente peculiarità si dà riscontro nel commento analitico. Quanto all'imperativo "prega" il verbo cambia in hyame in [T], da hera in [M]; ancora una volta compare una forma inedita e non riconducibile a fonti precedenti. Per "noi" [M] impiega emme + la desinenza -n per il dativo; [T] ha invece ra + men "per" e qui Marco pensava di aver commesso un altro errore, ma in realtà la forma rámen ha sorpreso molti studiosi, e la sua interpretazione non è stata del tutto chiarita neppure da una fonte autorevole quale Vinyar Tengwar. Della difficoltà di rintracciare l'equivalente di "peccatori" si è già detto. [T] sí ar lúmesse ya firuvamme : násie [M] sì ar lúmesse firelma : tancave Anche qui le differenze tra le due versioni sono minime: "della nostra morte" in [M] è tradotto con firir "morte" e lma "nostra" (inclusivo), mentre [T] ha tradotto la stessa frase come "quando noi moriremo". Da notare che qui lúmesse dava l'impressione di essere non del tutto appropriata, dal momento che la desinenza locativa -sse era nota per indicare collocazioni solo nello spazio; però anche lo stesso Tolkien l'ha usata per un posizionamento temporale, il che costituisce la più lampante delle legittimazioni. Cambia infine la parola per "Amen": [M] ha usato "è vero", [T] "così è". Anche per la discussione di quest'ultima forma di JRRT si rimanda al commento analitico su Ardalambion. In conclusione, è lecito affermare che lo sforzo di Marco ha prodotto risultati che lo stesso H.K. Fauskanger ha definito "di ragionevole correttezza", stanti taluni passaggi che per certi versi riflettono la stesura del Professore.
|
|
© 1999- 2004 Eldalie.it | Spazio Offerto da Gilda Anacronisti | ||||