accogliamo in questa pagina alcuni
riferimenti esplicativi relativi alla natura ed al ruolo di Tom. Tali considerazioni
provengono direttamente dalla penna di Tolkien e sono disponibili, insieme ad
altri numerosissimi illuminanti scritti nel volume "La
realtà in trasparenza", raccolta di missive composte da Tolkien
a partire dal gennaio 1913 fino a qualche giorno prima della sua morte.
"Tom Bombadil non è un personaggio importante
per il racconto. Suppongo che sia importante come un «commento».
Voglio dire, io in realtà non scrivo così: è solo un'invenzione
(che appare per la prima volta nell'Oxford Magazine intorno al 1933), e
rappresenta qualcosa che mi sembra importante, benché non sia in grado
di analizzare il perché. Comunque, non l'avrei inserito nel racconto se
non avesse svolto un certo tipo di funzione. Potrei metterla così. La storia
è imperniata su un lato buono ed uno cattivo, la bellezza contro la bruttezza
crudele, la tirannia contro la regalità, la libertà con il consenso
contro la costrizione che da tempo ha perso qualunque altro obiettivo che non
sia il conseguimento del puro potere, e così via; ma entrambi i lati, conservatore
e distruttore, in qualche misura hanno bisogno di un controllo. Se, come se si
facesse un voto di povertà, si rinuncia al controllo, e si accettano le
cose per quello che sono senza riferirle a sé stessi, guardando, osservando
e sapendo fino a un certo punto, allora la questione dei lati positivi o negativi
del potere e del controllopossono diventare del tutto privi di significato, e
i mezzi usati dal potere senza valore. E' il punto di vista dei pacifisti, che
viene sempre in mente quando scoppia una guerra. Ma il punto di vista di Rivendell
è che esistono cose difficili da affrontare; e dalle quali tuttavia dipende
la sua esistenza. Solo la vittoria dell'Occidente permetterà a Bombadil
di continuare, o anche solo di sopravvivere. Non ci sarebbe più posto per
lui nel mondo di Sauron.
Non ha alcuna connessione con le mogli degli Ent. Quello che è loro accaduto
non è spiegato in questo libro. Tom è una risposta nel senso che
si colloca al polo opposto rispetto alle mogli degli Ent, come la botanica e la
zoologia (in quanto scienze) e la poesia sono opposte all'allevamento del bestiame
e all'agricoltura e alla praticità" [Lettera 144 pag. 197]*
"Quanto a Tom Bombadil, penso davvero che le abbia
preso la cosa troppo sul serio, oltre a non aver centrato il punto. (Di nuovo,
le parole usate sono di Goldberry e Tom, non le mie.) Lei mi ricorda un parente
protestante che crititcava l'abitudine cattolica (moderna) di chiamare i sacerdoti
« padre », perchè il nome padre apparteneva solamente alla
Prima Persona, per citare l'epistola di domenica scorsa - a sproposito, dato che
lo dice ex-equo. Un sacco di altri personaggi sono chiamati « maestri
»; e se cronologicamente Tom veniva per primo era il più vecchio
all'epoca. Ma Goldberry e Tom si riferiscono al mistero dei nomi. Legga e rifletta
sulle parole di Tom nel Vol. I a pagina 180. Noi siamo in grado di pensare al
nostro rapporto col creatore senza un nome - perché in un rapporto simile
i pronomi diventano nomi propri. Ma non appena siamo in un mondo di altri esseri
finiti tutti con un'analoga, anche se unica e diversa, relazione con il Primo
Essere, chi siamo? Frodo non ha chiesto « che cos'è Tom Bombadil
» ma « chi è ». Noi e lui senza dubbio confondiamo spesso
le domande. Goldberry dà quella che io penso sia la risposta giusta. Non
occorre che finiamo nella sublimità dell' « Io sono colui che è
» - cosa del tutto diversa da « lui è » **. Goldberry
aggiunge un'affermazione che spiega in parte che cos'è. Lui è maestro
in un certo modo particolare: non ha paura, e nessun desiderio di possesso o di
dominio. Si limita a sapere e a capire quelle cose che lo interessano nel suo
piccolo regno naturale. A malapena esprime giudizi, e a quanto sembra non fa alcuno
sforzo per cambiare o togliere di mezzo il Salice.
Non penso che si debba filosofeggiare troppo su Tom, che da una cosa simile non
trae alcun giovamento. Ma molti lo hanno trovato un elemento strano se non addirittura
discordante. In realtà l'ho inserito perché lo avevo già
inventato per conto suo (apparve la prima volta nell'« Oxford Magazine »)
e avevo bisogno di un'« avventura » durante il viaggio di Frodo. Ma
l'ho tenuto, così com'era, perché rappresentava certe cose che altrimenti
sarebbero rimaste fuori. Non intendevo farne una figura allegorica - altrimenti
non gli avrei dato un nome così particolare, così caratteristico
e buffo - ma l'allegoria è l'unico modo per dire certe cose: lui è
un'allegoria, un esempio, la scienza naturale pura (reale) che ha preso corpo;
lo spirito che desidera conoscere le altre cose, la loro storia e la loro natura,
perché sono « diverse » e totalmente indipendenti dalla mente
che indaga, uno spirito che convive con una mente razionale, e che non si preoccupa
affatto di « fare » qualcosa con la conoscenza: zoologia e botanica,
non allevamento di bestiame ed agricoltura. Nemmeno gli elfi sono così:
prma di tutto loro sono artisti. Inoltre T.B. ha un atteggiamento del tutto diverso
dagli altri nei confronti dell'Anello, che su di lui non ha alcuna influenza.
Bisogna concentrarsi su una parte del mondo (universo), probabilmente molto piccola,
se si vuole raccontare una storia, per quanto lunga o apprendere qualcosa, per
quanto fondamentale - e quindi rispetto a quel « punto di vista »
molto rsta al fuori, travisato o sembra una stranezza discordante....... [Lettera
#153 pagg.217-218]***