rasmessa per la prima volta nel gennaio del 1971 nel programma
radiofonico della BBC Radio 4 "Ed ora leggiamo...". L'intervistatore
era Dennis Gerrolt.
T: ...molto prima di scrivere "L'Hobbit" e molto prima
di scrivere questo avevo costruito la mitologia di questo mondo.
G: Quindi aveva una specie di schema sul quale era possibile
lavorare?
T: Si, delle immense saghe...ne è rimasto assorbito ("Il
Signore degli Anelli", presumibilmente - N.d.T.) proprio come
è successo con "L'Hobbit", "L'Hobbit"
originariamente non ne faceva affatto parte, ma non appena ha iniziato
ad entrare nel suo mondo si è ritrovato coinvolto nelle sue
attività.
[la realistica BBC abbina un sorprendente effetto sonoro]
G: Così i suoi personaggi e la sua storia hanno preso
il sopravvento.
T: [si accende la pipa]
G: Ho detto che hanno preso il sopravvento, non che Lei fosse
completamente sotto il loro incantesimo o qualcosa del genere...
T: Oh no no, non sono affatto uno che vaga con la mente sognando,
non si tratta affatto di un'ossessione. Si ha la sensazione che
ad un certo punto fra A, B, C, D solo A o uno degli altri è
quello giusto e bisogna aspettare finché non lo si prosegue.
Naturalmente avevo delle cartine. Se stai scrivendo una storia complicata
devi lavorare su una cartina, altrimenti non riuscirai mai a tirarne
fuori una dopo. Le lune alle quali ho pensato alla fine erano le
lune ed il tramonto è venuto fuori secondo quello che effettivamente
erano in questa parte del mondo nel 1942. [la pipa si spegne]
G: Ha iniziato nel '42 a scriverlo, vero?
T: Oh no, ho iniziato non appena fu pubblicato "L'Hobbit"
- negli anni '30.
G: E' stato terminato proprio prima che fosse pubblicato...
T: Ho scritto l'ultimo...(capitolo, presumibilmente - N.d.T.) circa
nel 1949 - ricordo che effettivamente piansi all'epilogo. Ma poi,
naturalmente, c'è stato un enorme lavoro di revisione. Ho
dattiloscritto tutto quel lavoro due volte, e molte sue parti più
volte, su un letto in un attico. Naturalmente non potevo permettermi
di pagare una dattilografa. Ci sono anche alcuni errori ed inoltre
[riaccende la pipa], mi diverte dirlo, poiché suppongo di
essere in una posizione nella quale non importa cosa pensa di me
la gente adesso, c'erano alcuni spaventosi errori di grammatica,
il che, da parte di un professore di Lingua e Letteratura Inglese,
è una cosa abbastanza sconvolgente.
G: Io non ne ho notato nessuno.
T: Ce n'era uno dove ho usato "bestrode" come participio
passato di "bestride"! [ride] (il verbo "to bestride"
significa "stare a cavalcioni" ed il suo participio passato
è "bestridden" - N.d.T.)
G: Prova qualche senso di colpa per il fatto che come filologo,
come Professore di Lingua Inglese che si deve occupare delle fonti
concrete della lingua, ha dedicato gran parte della sua vita ad
un lavoro di fantasia?
T: No, sono certo che questo lavoro abbia fatto molto bene alla
lingua. In esso c'è decisamente molta saggezza linguistica.
Non provo alcun senso di colpa per "Il Signore degli Anelli".
G: Lei sembra mostrare un particolare affetto per questi confortevoli
aspetti casalinghi della vita che la Contea incarna: la casa, la
pipa, il fuoco ed il letto - le virtù casalinghe?
T: Lei non lo prova?
G: E lei, Professor Tolkien?
T: Si, naturalmente.
G: Dunque ha una particolare predilezione per gli Hobbits?
T: Ecco perché mi sento a casa... La Contea è molto
simile al tipo di mondo nel quale per la prima volta ho preso consapevolezza
delle cose, sensazione che forse per me è stata molto più
intensa perché non ero nato lì, ero nato a Bloomsdale
in Sudafrica. Ero molto giovane quando sono tornato, ma allo stesso
tempo si fissa nella tua memoria e nella tua immaginazione anche
se non pensi che sia possibile. Se il tuo primo albero di Natale
è un eucalipto rinsecchito e solitamente le tue preoccupazioni
sono il caldo e la sabbia - poi, proprio all'età in cui la
tua immaginazione si sta sviluppando, all'improvviso ti ritrovi
in un tranquillo villaggio del Warwickshire, penso che tutto ciò
generi un particolare affetto per quella che si potrebbe chiamare
la campagna delle Midlands inglesi, basato sull'acqua buona, le
pietre e gli alberi di olmo, e i piccolo fiumi tranquilli e così
via, e naturalmente la gente rustica.
G: A quanti anni è venuto in Inghilterra?
T: Penso che avevo circa tre anni e mezzo. Abbastanza intenso, naturalmente,
perché un periodo che non si riesce a ricordare - é
come fare delle continue fotografie alla stessa cosa sullo stesso
sfondo. I piccoli cambiamenti lasciano soltanto un vago ricordo.
Ma se un bambino ha un impatto improvviso come questo, ne é
consapevole. Ciò che cerca di fare é di fissare i
nuovi ricordi in quelli vecchi. Conservo un'immagine perfettamente
chiara e reale di una casa che ora mi rendo conto trattarsi, in
effetti, di un insieme ben elaborato della mia casa a Bloemfontein
e della casa di mia nonna a Birmingham. Riesco ancora a ricordare
che percorrevo la strada a Birmingham chiedendomi cosa fosse successo
alla grande galleria o al balcone. Pertanto ricordo le cose estremamente
bene, riesco a ricordare quando facevo i bagni nell'Oceano Indiano
quando non avevo ancorq due anni e lo ricordo molto chiaramente.
G: Frodo accetta il fardello dell'Anello e incarna come personaggio
le virtù della lunga sofferenza e della perseveranza e dalle
sue azioni si potrebbe quasi dire in senso buddista che "acquista
merito". Diviene, di fatto, una figura analoga a quella di
Cristo. Perchè, allora, ha scelto un mezzo uomo, un Hobbit
per questo ruolo?
T: Non l'ho fatto. Non ho fatto grandi scelte. Vede, io avevo scritto
"L'Hobbit" ... tutto quello che ho cercato di fare é
stato riprendere dal punto dal quale "L'Hobbit" era terminato.
Mi sono ritrovato gli hobbits fra le mani, non le pare?
G: Senza dubbio, ma non c'é nulla che ci ricorda Cristo
in Bilbo.
T: No...
G: Ma dinanzi al pericolo più sconvolgente continua a
combattere, e alla fine vince.
T: Ma quello, suppongo, somiglia molto più ad un'allegoria
della razza umana. Sono sempre stato molto colpito dal fatto che
noi siamo qui e sopravviviamo grazie all'indomito coraggio di gente
molto piccola che combatte con probabilità di vittoria impossibili:
giungle, vulcani, bestie selvagge...continuano a combattere, quasi
ciecamente.
G: Ho pensato che concettualmente Midgard potrebbe essere la
Terra di Mezzo o avere qualche legame.
T: Oh si, sono la stessa parola. Molte persone hanno commesso l'errore
di pensare che la Terra di Mezzo sia una particolare specie di terra
o sia un altro pianeta sul tipo di quelli descritti dalla narrativa
scientifica ma é solo una parola dal sapore un pò
fuori moda per indicare il mondo in cui viviamo, come lo immaginiamo
circondato dall'Oceano.
G: Mi é parso che la Terra di Mezzo fosse, in un certo
senso, come dice lei il mondo in cui viviamo ma in un'era diversa.
T: No....ad un diverso livello di immaginazione, si.
G: Nel "Signore degli Anelli" aveva l'intenzione che
certe razze incarnassero determinati principi: gli elfi la saggezza,
i nani l'operosità, gli uomini l'allevamento e la battaglia
e così via?
T: Non intendevo farlo ma quando ti ritrovi queste persone fra le
mani devi renderle diverse fra loro, non trova? Certo, naturalmente
come tutti sappiamo ultimamamente abbiamo solo il genere umano con
cui lavorare, é solo creta che abbiamo. A tutti piacerebbe
- o almeno ad una gran parte della razza umana - avere un maggiore
potere della mente, un maggiore potere dell'arte per mezzo del quale
intendo che la distanza fra l'ideazione ed il potere di portare
un atto ad esecuzione dovrebbe essere ridotta, e a tutti piacerebbe
avere un tempo più lungo se non indefinito nel quale andare
avanti ad apprendere e fare sempre più cose.
Ecco perchè gli elfi sono in un certo senso immortali. Dovevo
usare il termine immortali, ma non intendevo che fossero eternamente
immortali, ma semplicemente che sono molto longevi e che probabilmente
la loro longevità dura tanto quanto la possibilità
di vivere sulla Terra.
I nani naturalmente sono in maniera abbastanza ovvia - non direbbe
che in molti aspetti rammentano gli Ebrei? Le loro parole sono naturalmente
Semitiche, costruite per essere Semitiche. Gli Hobbits sono semplicemente
gente inglese rustica, resa piccola nella taglia perchè ciò
riflette (in generale) la limitata ampiezza della loro immaginazione
- non la limitatezza del loro coraggio o della loro forza latente.
G: Questo sembra un dei grandi meriti di questo libro, questo
enorme conglomerato di nomi - non ci si perde, almeno dopo la seconda
lettura.
T: Mi fa piacere che me lo dica perchè questa cosa mi ha
creato molta preoccupazione. Mi fa anche molto piacere, un bel nome.
Comincio sempre a scrivere con un nome. Dammi un nome e ne tirerò
fuori una storia, non al contrario come solitamente accade.
G: Quale delle lingue che conosce le sono state di maggiore aiuto
nello scrivere "Il Signore degli Anelli"?
T: Oh, Signore... delle lingue moderne dovrei dire che il Gaelico
mi ha sempre attratto più di ogni altra per il suo stile
e per il suo suono, anche se per la prima volta l'ho sentito parlare
sui convogli di carbone, ho sempre desiderato saperne qualcosa in
più.
G: Mi sembra che la musicalità del Gaelico si manifesta
nei nomi che ha scelto per le montagne e per i luoghi in genere.
T: Molto. Ma un'influenza molto più rara e molto più
forte su di me l'ha avuta il Finlandese.
G: Questo libro va considerato come un'allegoria?
T: No. Odio l'allegoria non appena ne sento l'odore.
G: Ritiene che il mondo, il nostro mondo, stia attraversando
una fase di declino come la Terza Età nel suo libro e vede
una Quarta Età per il mondo in questo momento?
T. Alla mia età sono esattamente il tipo di persona che ha
vissuto attraverso uno dei periodi che nel corso della storia hanno
vissuto i cambiamenti più rapidi. Senza dubbio non ci saranno
mai più tanti cambiamenti in settant'anni.
G: C'é una qualità autunnale che attraversa tutto
"Il Signore degli Anelli", in una circostanza un personaggio
dice che la storia continua ma a me sembra di averla abbandonata...tuttavia
ogni cosa é in fase di declino, tende a dissolversi, se non
altro verso la fine della Terza Età ogni possibilità
di scelta tende a sconvolgere qualche tradizione consolidata. Ora
tutto ciò mi ricorda in qualche modo i versi di Tennyson
" il vecchio ordine cambia, cedendo il posto al nuovo, e Dio
realizza se stesso in molti modi". Dov'é Dio nel "
Signore degli Anelli"?
T: E' citato una o due volte.
G: E' l'Uno?...
T: L'Uno, si.
G: Lei é un deista?
T: Oh, sono un Cattolico Romano. Un devoto Cattolico Romano.
G: Preferisce essere ricordato principalmente per i suoi scritti
sulla filologia ed altre materie analoghe o per "Il Signore
degli Anelli" e "L'Hobbit"?
T: Non ho mai pensato di avere molta possibilità di scelta al riguardo
- se sarò mai ricordato scommetto che sarà per "Il Signore
degli Anelli". Sarà pressappoco come il caso di Longfellow, la gente
ricorda Longfellow perché ha scritto Hiawatha, ma dimentica quasi completamente
che era un professore di Lingue Moderne!
NOTE:
Tolkien nacque a Bloemfontein in Sudafrica nel 1892.
"L'Hobbit" fu pubblicato per la prima volta nel 1937.
Un ringraziamento a Beth Tashery Shannon per aver afferrato il termine
"denouement".
Sappiamo ora dall'edizione di Christopher Tolkien dei manoscritti di suo padre
che per "Il Signore degli Anelli" creò la mappa man mano che
il libro progrediva.