Monte Fato? Un tritarifiuti...
Ogni volta che sugli scaffali delle librerie spunta una parodia tolkieniana, la prima domanda che inevitabilmente spunta nella mente dell'appassionato è: "ma che bisogno ce n'era?". Ovviamente questa domanda se la sono posta anche il Bedini e il Bandini, reciproci alter/ego ai quali dobbiamo l'uscita di una serie di libri umoristici tra cui gli ultimi, per l'appunto, dedicati alla rivisitazione della Terra di Mezzo. La risposta che se ne sono dati, per inciso (che potrete leggere, assieme a molte altre, nella verbosa intervista pubblicata in questo speciale) è che "il tutto è stato fatto per puro divertimento e per amore di un'opera che avevo in casa da tempo immemore e che avrò letto sicuramente più di dieci volte".
Dunque, a ben guardare, si tratta delle stesse motivazioni per le quali sono nate in massima parte tutte le iniziative amatoriali a tributo di Tolkien, Eldalië compresa. Dunque, ragione vuole che prima di criticare schifiltosamente l'ennesima satira del settore sia d'uopo prenderne visione, dismettendo gli storici pregiudizi tipici del fervente appassionato che tendenzialmente vede in tutte le operazioni del genere un che di sacrilego.
Come recita il breve riassunto della trama, riportato nella scheda sul sito http://www.edizioniclandestine.com (al quale rimandiamo per i dettagli relativi alla scheda del libro completa di codice e prezzo, e dal quale è tratta anche l'illustrazione in calce a queste pagine), «Il giovane Frisbee, nipote dello scrobbit Cribbio
Jogging, viene reclutato dallo stregone
Don Gandalfano per partecipare a una mirabolante
avventura che lo porterà ad affrontare
mille pericoli.
Lo accompagnano tre suoi amici: Pippo detto
Giuseppe; Ugo detto Venerdì e Felice, per gli
amici Felix. Inoltre, Tiger Jack, l'elfo di Mithrilado,
Ghibli, il nano di Inzurciùo e due
uomini: Archenteron detto Gambelunghe
della nobile stirpe dei re nomadi, e Borborigm,
l'erculeo guerriero. Riuscirà il nostro
eroe a portare a termine la sua pericolosa missione
segretissima e tornare a casa sano e salvo
assieme ai suoi amici?»
Come avrete intuito già da queste poche righe, i punti di forza del libro sono (a opinabile parere di chi scrive) essenzialmente due: l'aver caratterizzato i personaggi secondo macchiette facilmente riconoscibili dal grande pubblico e il ricorso a fatti e situazioni che si rifanno direttamente alla cronaca, alla letteratura e alla storia più familiari. Due esempi su tutti: Gandalfano ovviamente rimanda, almeno per assonanza e per l'eloquio dialettale, a un notissimo commissario protagonista di libri ed episodi televisivi, mente l'elfo richiama nientemeno che il capostipite dei fumetti western italiani.
Semplicemente geniale l'aver dipinto i gondoriani come gli abitanti della capitale "der monno 'nfame", per così dire, così come l'aver caratterizzato l'esercito dei morti in un modo degno della massima ammirazione - e del quale non anticipo nulla per non rovinare la bella sorpresa.
Così, l'epopea degli Scrobbit trova finalmente i suoi esponenti più valorosi, impegnati in una cerca del tritarifiuti del più improbabile Oscuro Sire d'ogni tempo al fine di demolire d'un colpo il mefitico tortello e il potere che ne deriva: cerca che si snoda secondo modi e tempi direttamente ricalcati sulla celebre "trilogia" che tanto sta a cuore a Gandalfano e soci e che viene ripetutamente citata come tale.
Gli Scrobbit, a modo loro, sono amanti del vivere agiato e tranquillo esattamente come i Mezzuomini di nostra conoscenza, sebbene lo facciano in modo ovviamente più truculento e godereccio. Ugo detto Venerdì, in ossequio al suo nome, sfoggia un'inedita pelle scura e tutti gli attributi del caso, con i quali tacita invariabilmente ogni tentativo di osservazioni a sfondo vagamente razzista - e qui si coglie un messaggio decisamente positivo che ridicolizza a dovere tali atteggiamenti, così prepotentemente d'attualità in questi giorni.
Ma tutto quel ch'è oro non brilla: pur riconoscendo al Bandini... Bedini... insomma quello, la genialità delle trovate narrative, non possiamo esimerci dal rimarcare una caratteristica che purtroppo abbassa notevolmente il giudizio complessivo, vale a dire un ricorso al turpiloquio decisamente troppo insistito. Peccato che molte scene assolutamente esilaranti scadano di tono proprio a causa della sboccataggine, ma tant'è. Questo è il modo di scrivere dell'autore, il quale non poteva certo cambiarlo in questa circostanza, dovendo rimanere fedele alle sue caratteristiche. Quando glielo ho fatto notare non se l'è infatti nemmeno presa più di tanto: solo, come il nano da giardino di un'altra celebre parodia a fumetti, ha borbottato tra sé qualcosa che tirava impropriamente in ballo mia sorella, ma a parte quel momentaneo sfogo i nostri rapporti amicali non ne hanno risentito più di tanto.
Tutto sommato però siamo fieri di poter annoverare il Bandini... Bedini... insomma lui tra le fila degli Eldalië e gli saremo grati fino alla Dagor Dagorath per aver voluto condividere con noi il lancio di questa sua avventura, gratitudine che ovviamente giriamo anche alle Edizioni Clandestine. Lui lo potrete trovare direttamente sul forum di Eldalië, casomai abbiate missive da recapitargli. Per ora, buona lettura.