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Sei domande a Luisa Vassallo

di Aldarion

Luisa Vassallo, nata nel 1965 a Imperia dove vive e lavora, è diplomata in scienze religiose con una tesi sulla religiosità del teatro. Autrice di novelle e poesie, ha curato per Àncora, con G.B. Gandolfo, alcune antologie sulla poesia religiosa del Novecento italiano. Lettrice da sempre delle opere Tolkeniane ha saputo coniugare felicemente in questo libro anche la sua passione di cuoca.

D: Ciao Luisa, il successo del tuo primo libro ti ha regalato una precisa collocazione nell'universo tolkieniano italiano. Con le dovute differenze di approccio e contenuto sei entrata nella cerchia degli “esperti”, ed il tuo nome appare accanto a quello di Gulisano, Delle Rupi, Comastri, nelle locandine di conferenze e manifestazioni. Come interpreti questo ruolo?
R: “Esperta” è una parola grossa. Mi piace di più definirmi “golosa” o “curiosa” e se questa mia voglia di gustare e di scoprire continuamente il buono e il bello ha suscitato il desiderio di rileggere le pagine di Tolkien con rinnovato stupore, sono contenta di poterlo dire in giro e di vestire questo “ruolo” accanto a chi, da più tempo di me, studia con passione l'animo e le parole di questo grande autore?

D: Il nuovo libro nasce da una scelta editoriale, sull'onda del successo del primo, o da una tua esigenza indipendente?
R
: Era il 3 gennaio 2004. Si tornava a casa dopo un incontro con giovani tolkieniani del ponente ligure dove, ovviamente, non si era risparmiata la torta di mele, i lembas e qualche sorsata di buona birra.
Ci stavamo raccontando impressioni e sentimenti scaturiti da quel momento di compagnia, si parlava dei nuovi impegni, dello stupore per il successo del ricettario e, in un crescendo di allegria:
“Certo che se andiamo avanti così, con tutte queste cene hobbit, torte e lembas, lo stomaco ci va in tilt …”
“E già: dovremmo incominciare a pensare a dei buoni digestivi!”
“Grappini o tisane?”
“Elisir e decotti …”
“Ovviamente con ingredienti della Terra di Mezzo!”
“Ovviamente!”
… silenzio …
“E che erbe ci sono nella Terra di Mezzo?”
“Andiamo a vedere … !!”
E' chiaro che dal “concepimento” al “parto” sono accadute molte cose: la soddisfazione di riconoscere, magari nel giardino davanti a casa o sul ciglio della strada, quelle stesse erbe di cui Tolkien narra, la sorpresa di capire che l'anagallide è un' “erbaccia” ma anche la pianta che ha ispirato il professore per l'invenzione dell'elanor, la crescente sorpresa di scoprire molte più citazioni botaniche di quante non ci aspettassimo all'inizio, l'incoraggiamento di amici, la nuova scommessa che l'editore faceva su di noi.

D: In un ideale confronto tra oneri ed onori qual è il bilancio di questa avventura letteraria ? Cosa ti aspetti dal nuovo libro?
R: Non è facile mettere sulla bilancia l'avventura di un anno.
Certo un po' di fatica si è fatta: preparare 30 litri di idromele per volta, kg di lembas e teglie di torta di mele, comprare 52 uova in un pomeriggio, bidoni di miele, cucinare per 100 persone dopo aver viaggiato 4/5 ore e stando in piedi 7 ore a controllare le cotture o a sbucciar patate a ritmo sfrenato non è uno scherzo!
Ma sull'altro piatto della bilancia c'è una ricchezza tale fatta di incontri, sorrisi, nuove amicizie, da una compagnia semplice e lieta, da paesaggi da scoprire, da suoni, colori, da sguardi, parole … che ne è veramente valsa la pena ogni volta.
Se c'è una cosa che mi aspetto dal nuovo libro è che tutto questo continui.

D: Hai sperimentato personalmente le ricette e le preparazioni de L'ERBARIO DI TOLKIEN? E' stato più faticoso il lavoro empirico o quello concettuale?
R: Non ho fatto in tempo ad ammalarmi così tanto!
Niente mal di denti o infiammazione agli occhi, ma mi sto organizzando per i reumatismi …
Scherzi a parte: abbiamo provato e assaggiato tutto quanto ci è stato possibile e, al tempo stesso, ci siamo fidate delle fonti dalle quali abbiamo attinto. E comunque la lettura, prima dell'invio alle stampe, da parte di Paolo Gulisano che oltre ad essere esperto in campo tolkieniano è anche medico igienista, ci ha rassicurate.
Il lavoro si è sempre alternato tra prove e ricerche intrecciandosi sempre più in una trama da cui l'erbario è scaturito quasi da solo.

D: Qual è il rapporto tra la tua passione tolkieniana e la tua famiglia? Dopo i due libri la consideri sempre passione, un'integrazione al lavoro o un lavoro vero e proprio?
R: Non so se rende l'idea: “la mia passione sta a Tolkien come la mia famiglia sta alla Contea”.
Tolkien non è “cosa” mia: in famiglia, in un modo o nell'altro, tutti si sono lasciati affascinare da questo grande autore. C'è chi “interpreta” semplicemente il ruolo di un personaggio, chi si è trovato a cucire vestiti elfici e chi li indossa, chi sfida la sorte assaggiando le invenzioni gastronomiche, chi mi ha aiutata a montare, vicino alla porta della cucina, l'insegna del Puledro Impennato, chi ha fatto l'orlo alla bandiera che sventola davanti a casa con i due alberi di Valinor, chi controlla il forno se io mi attardo al telefono, chi procura la farina di mandorle se devo fermarmi un po' di più in ufficio …
La passione tolkieniana è un fermento che si è aggiunto a quelli che già animavano la mia vita. E' una passione che ha una forma precisa, un po' diversa dal collezionare francobolli, ma pur sempre una passione che mi arricchita di bene e di bello. Ed è proprio per questa sua caratteristica buona che ha coinvolto tutti, che non pesa e che non si è sostituita a quanto prima già c'era. La vita scorre come sempre ed è fatta di orari da rispettare, di Dirigenti da ascoltare, di colleghi con cui condividere il lavoro, di conti da fare e di bollette da pagare, di lavatrici e di grembiulini da stirare, di figlie, Miriam e Chiara, con cui stare. Tolkien, e tutto quello che quest'anno mi è capitato, mi ha semplicemente aiutata a riscoprire una volta di più “che c'è del buono in questo mondo e vale la pena combattere per questo".

D: Tu partivi avvantaggiata dalle tue esperienze editoriali precedenti. Molti appassionati hanno idee e speranze legate alla pubblicazione di loro opere. Quali consigli puoi dare loro?
R: Non c'è una “ricetta” o un manuale da leggere, almeno per quel che mi riguarda. Se dovessi raccontare come sono arrivata alla prima pubblicazione dovrei partire da molto lontano. Guardando a posteriori le cose che mi sono capitate, ho come l'impressione che la mia vita non sia altro che una catena di incontri, ognuno dei quali ne ha originato un altro e così via. Io ho solo aderito ogni volta a quanto mi accadeva vagliando le cose, ovviamente, con la bilancia della prudenza ma anche con curiosità, con generoso entusiasmo e gratitudine.
Il consiglio che ho ricevuto io, un po' di anni fa, è stato quello di dare ascolto al fuoco ispiratore quando esso si accende, e scrivere. Prima o poi arriverà qualcuno con cui si capisce che è bello e importante condividerle: sia esso un grande amico o un editore.


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