Dostoevskij, Tolkien & Eliot:
il deserto, l’eroe, il potere e la grazia di Federico Maria Giani |
Uomo che cerca il bene ha due scelte davanti a sé: inchinarsi davanti all’infinitamente grande, come direbbe Dostoevskij, o negare che il bene viene da Dio, inchinandosi perciò ai prodotti della propria mente, la Ragione, la brama di Denaro o di Potere. Umiltà da un lato e superbia dall’altro. Quest’ultima fa sì che la ricerca di bene, di felicità, sia una partita persa in partenza: il bene non è più una realtà incontrabile ma un concetto astratto slegato da ogni realtà. Scrive Eliot:
La felicità che l’Uomo sogna di potersi costruire da solo per evadere dal suo stesso male non è che un inganno, presto o tardi la realtà dei fatti torna ad essere evidente. Ne I demoni si incontra l’episodio di un rivoluzionario del circolo socialista locale che, esponendo le proprie teorie riguardo ad un ipotetico sistema perfetto, conclude:
Non si può cercare il bene, la libertà o qualunque altra cosa prescindendo dalla loro fonte prima, da Dio; non si può, in altri termini, puntare ad un fine giusto percorrendo una strada sbagliata, come vorrebbe invece fare Saruman (iv):
Saruman vorrebbe costruire il bene dimenticandolo però durante la costruzione: ma il bene non accetta compromessi.
Il Grande Inquisitore di Dostoevskij è simile a Saruman. Questo personaggio è il protagonista di un racconto inventato da Ivàn, che egli espone al fratello Aljòša all’interno de I fratelli Karamàzov. In questa breve storia lo scrittore russo evidenzia bene lo scarto fra il bene cercato in Dio e quello fuori di Dio, il bene cercato nel Bene o fuori del Bene. Ivàn immagina che Cristo, sceso in terra al tempo dell’Inquisizione spagnola, incontri il Grande Inquisitore e abbia con lui una conversazione. L’Inquisitore, in quello che si rivela essere un monologo, racconta a Cristo come, dopo la sua ascensione al cielo, la Chiesa sia cresciuta e, abbandonato Dio, si sia inchinata al Diavolo, accettando da lui le proposte che Cristo aveva rifiutato nel passo evangelico delle tentazioni nel deserto. Così facendo la Chiesa non è più Chiesa, è divenuta un’altra cosa: Cesare, l’impero temporale, il potere, occupata a dominare l’Uomo, cui toglie la libertà donandogli però tutto ciò di cui ha materialmente bisogno.
Nell’udire questo racconto il fratello Aljòša esclama scandalizzato:
Come nel caso di Saruman si parla di un compromesso con l’Ideale iniziale, con il Fatto originario: ma il compromesso è un tradimento, una menzogna. Il Plutocrate di Eliot, personaggio che in una scena appare come mediatore fra il Coro, le Camicie Rosse e le Camicie Nere, espone il suo compromesso:
Il frutto della negazione di Dio è un’assurdità: è assurdo che, pretendendo di amare l’umanità, di condurla ad un futuro glorioso, la si voglia sottomettere alla Ragione e al Potere, a dei limiti. L’amore, lo si è già detto, è l’unica cosa che non imprigiona l’Uomo in se stesso: nell’amore nessuna strada è più a senso unico, c’è sempre la possibilità di tornare indietro, di tornare a seguire Dio piuttosto che la propria assurda costruzione mentale.
Ma l’Uomo orgoglioso, Ivàn, Melkor, Sauron, rifiuta il perdono e la possibilità che gli viene offerta, persistendo disperatamente nei suoi intenti. Anche Frodo, che inizialmente non credeva Gollum degno di pietà, incontrandolo, riconosce il suo diritto, a lui, essere viscido e maligno:
gli offre addirittura una seconda possibilità, un’occasione per riscattarsi, perché riconosce in lui i suoi stessi limiti, ne prova pietà e lo vuole aiutare. Perfino Sam, all’occasione, arriva a provare pietà di Gollum:
Ma nonostante tutto ciò che gli viene offerto, Gollum cercherà fino all’ultimo di strappare di mano l’Anello a Frodo, fino a che non ci riuscirà, determinando la propria morte. C’è però un altro personaggio de Il Signore degli Anelli che viene ammaliato dall’Anello: è Boromir, componente della Compagnia, figlio del Sovrintendente di Gondor, valente condottiero e impavido guerriero. Boromir cade preda della tentazione dell’Anello, una tentazione apparentemente saggia:
Ma l’Anello, la tentazione del potere, corrompe il cuore di chi lo desidera perché esso è il mezzo sbagliato: come può uno strumento malvagio condurre a realizzazione un’opera buona? Purtroppo Boromir continuerà a bramare di poter usare l’Anello per la salvezza di Gondor, fino a quando non cederà tentando di toglierlo a Frodo. Quando si rende conto di essersi lasciato dominato dalla sua stessa brama è ormai troppo tardi: Frodo fugge con Sam, e a lui rimane solo la disperazione per aver comportato il probabile fallimento della Missione lasciando il Portatore dell’Anello senza Compagnia. In realtà, una possibilità di riscatto è data anche a Boromir: difendere Merry e Pipino (xiv) dall’improvviso attacco da parte degli Orchetti all’accampamento della Compagnia. Nello scontro Boromir rimane mortalmente trafitto da alcune frecce, ma riesce a rivelare l’accaduto ad Aragorn:
Il pentimento, e l’ultima azione di sacrificio, riscattano Boromir. È incredibile come l’amore, la pietà o il pentimento possano salvare un Uomo, come possano farlo trionfare anche nell’apparente sconfitta del suo limite.
Note (i) T.S. Eliot, La Roccia - Un libro di parole –pag. 121(Biblioteca di via Senato ed. Milano) (ii) T.S. Eliot, Cori da “La Rocca” – pag.89 (“I libri dello spirito cristiano” – ed. Rizzoli) (iii) F.M. Dostoevskij, I demoni – pag. 375 (Gli Struzzi ed. Einaudi) (iv) Saruman è il capo degli Istari, ordine di stregoni cui appartiene Gandalf. (v) J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell’Anello – pag. 328 (ed. Rusconi) (vi) T.S. Eliot, La Roccia - Un libro di parole –pagg. 55, 95(Biblioteca di via Senato ed. Milano) (vii) F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamàzov – pagg. 270, 274 (i grandi libri ed. Garzanti) (viii) F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamàzov – pag. 277 (i grandi libri ed. Garzanti) (ix) T.S. Eliot, La Roccia - Un libro di parole –pag. 113(Biblioteca di via Senato ed. Milano) (x) F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamàzov – pagg. 279-280 (i grandi libri ed. Garzanti) (xi) J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli - Le due Torri – pagg. 745-746 (ed. Rusconi) (xii) J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli - Il ritorno del Re – pag. 1127 (ed. Rusconi) (xiii) J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell’Anello – pag. 337 (ed. Rusconi) (xiv) Merry e Pipino, due hobbit amici di Frodo e Sam, sono parte della Compagnia. (xv) J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli - Le due Torri – pag. 508 (ed. Rusconi)
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