Dostoevskij, Tolkien & Eliot:
il deserto, l’eroe, il potere e la grazia di Federico Maria Giani |
È ciò che accade a Boromir: nel momento più terribile, più tragico, il bene prevale comunque, e la caduta diventa l’occasione per compiere ancora un’ultima volta il bene. Lo stesso accade verso la conclusione de Il Signore degli Anelli, quando la discatastrofe suprema è imminente: finalmente arrivato al Sammath Naur, la Voragine del Fuoco dove avrebbe dovuto gettare l’Anello, Frodo reclama per sé il malefico oggetto infilandolo al proprio dito. La Missione è fallita, il Portatore dell’Anello ha ceduto al suo potere. Ma subito accade il più inaspettato degli avvenimenti: Gollum, entrato di soppiatto, si lancia addosso a Frodo e lotta contro di lui per il possesso dell’Anello. Staccatogli il dito con un morso, gli sottrae l’Anello, ma, gioendo per il fortunato ritrovamento, si sbilancia e cade nella Voragine.
La pietà di Frodo lo ha salvato: aver risparmiato Gollum ha dato modo a Gollum stesso di compiere l’ultima sua parte nell’intera vicenda. Se Frodo non avesse riconosciuto in quell’essere i suoi stessi limiti e non ne avesse provato pietà risparmiandolo, ovvero se non lo avesse amato, la sua Missione sarebbe realmente fallita. L’avvenimento che porta a compimento la Missione è totalmente inaspettato, avviene nel momento più disperato e ad opera della persona più impensabile: è l’eucatastrofe. Eucatastrofe che lascia realmente intravedere la possibilità di un disegno buono, di un progetto che opera tramite ognuno di noi, ma che contemporaneamente valica i nostri limiti.
Nel Silmarillion infatti Dio stesso rivela che niente di ciò che accade è fuori del suo disegno, e anche il male di Melkor, che vorrebbe seguire una sua logica, che sembrerebbe confermare la discatastrofe finale, in realtà è contenuto, abbracciato, nel disegno buono di Dio.
Un destino buono per un Uomo sempre in bilico fra Bene e Male:
L’Oscurità può anche sembrare prevalente ora, ma sarà la Luce a vincere, non bisogna temere perché la coscienza di questo disegno buono sull’Uomo, di essere destinati cioè non alla discatastrofe ma all’eucatastrofe, apreun nuovo orizzonte, così che anche quello che sembrava un male, una condanna, diventa occasione di felicità, perché vissuta già nel bene.
Raskòlnikov ha confessato il suo delitto, è stato condannato a sette anni di lavori forzati in Siberia. A che pro vivere per il bene futuro se nel presente la sua prospettiva è tutto un castigo, un male?
È ancora una volta Sònja a determinare il cambiamento: la coscienza del suo amore per lui fa nascere in Raskòlnikov stesso un grande amore per lei.
Quando tutto sembrava finito, decretato, stabilito, tutto cambia. Non solo il futuro, allora più promettente che mai, è bene, ma anche il presente lo è è perché vissuto con nella coscienza del bene cui si è destinati.
Si apre il nuovo orizzonte di speranza: il deserto è scomparso, è sconfitto. La fede di Sònja ha risollevato entrambe alla gioia. Ma potrebbe ancora sorgere l’obiezione di star vivendo una speranza che verrà troncata dalla morte: quale limite più grande, più invalicabile di questo? Ebbene, è in appendice a Il Signore degli Anelli, nell’ultimo dialogo fra Arwen e Aragorn (xii) svoltosi prima della morte di lui che troviamo la risposta a quest’ultima comprensibilissima e umana riserva:
Note (i) J.R.R. Tolkien, Lo hobbit - o la Riconquista del Tesoro –pag. 321(ed. Adelphi) (ii) Eucatastrofe è una parola composta dalle parole greche eu- bene e catastrofe soluzione. (iii) J.R.R. Tolkien, Albero e Foglia - Sulle Fiabe – pagg. 91-92 (ed. Bompiani) (iv) J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del Re – pag. 1131 (ed. Rusconi) (v) J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion - Ainulindalë – pagg. 13-14 (ed. Bompiani) (vi) J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli - La Compagnia dell’Anello – pagg. 89-90 (ed. Rusconi) (vii) T.S. Eliot, La Roccia - Un libro di parole –pag. 115(Biblioteca di via Senato ed. Milano) (viii) F.M. Dostoevskij, Delitto e castigo – pagg. 640-641 (ed. Famiglia Cristiana) (ix) F.M. Dostoevskij, Delitto e castigo – pag. 641 (ed. Famiglia Cristiana) (x) F.M. Dostoevskij, Delitto e castigo – pagg. 641-642 (ed. Famiglia Cristiana) (xi) F.M. Dostoevskij, Delitto e castigo – pagg. 642-643 (ed. Famiglia Cristiana) (xii) Arwen, principessa elica di alto lignaggio, andò in sposa ad Aragorn, principe discendente degli antichi Re e componente della Compagnia dell’Anello. In seguito alla distruzione dell’Anello Aragorn poté rivendicare il trono del regno di Gondor, riportando in seguito il reame alle antiche glorie. (xiii) J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli - Appendice A – pag. 1268 (ed. Rusconi) |
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