Dostoevskij, Tolkien & Eliot:
il deserto, l’eroe, il potere e la grazia di Federico Maria Giani |
er poter dare una risposta bisogna prima capire la domanda. Per questo la prima parte della sacra rappresentazione The Rock di Eliot tratta della condizione dell’Uomo moderno. L’abbondante conoscenza, eccessiva forse, lo ha portato più vicino alla morte che a Dio: è un’analisi dei nostri tempi che appare più tagliente quanto più Eliot elabora espressioni sintetiche, adatte ad esprimere il suo pensiero. Cosa ha condotto l’Uomo che può viaggiare nello spazio, l’Uomo che può creare la vita artificialmente alla Polvere? Egli, così simile a Dio, ne è più lontano di quanto non lo fosse mai stato.
Aver rinnegato Dio stesso, ecco l’errore dell’Uomo. Rinnegando Dio, infatti, egli limita l’orizzonte della sua vita dall’Infinitamente grande a se stesso condannandosi a vivere di ciò che è unicamente umano, Eliot elenca, la Ragione, il Denaro, il Potere, la Vita, la Razza o la Dialettica. Una figura misteriosa, The Rock, chiamata anche The Watcher, The Stranger, The Witness, The Critic e The God-shaken (iii); appare e dichiara, quasi rivelando:
Una sentenza che si impone con la forza della verità: dimentico di Dio e servo di se stesso, l’Uomo moderno si ritrova ad essere vuoto, e questa assenza, il deserto, è ovunque, addirittura nel cuore di suo fratello. È profondamente drammatica, forse ancor più del deserto stesso, l’alienazione che l’Uomo vive nei confronti della sua propria situazione: deve giungere qualcuno, il misterioso The Rock, a svelargliene il vero volto. Drammatica e attuale: il giudizio di Eliot valeva a metà del Novecento come vale oggigiorno, anzi, pare che col trascorrere degli anni il deserto cresca nel cuore dell’Uomo senza che lui se ne accorga. Dostoevskij scriveva in termini simili, infatti qualcuno si è riconosciuto anche nelle sue parole:
Doninelli, scrittore milanese, riferendosi al testo de I demoni, ce lo assicura: prima che cominciasse il Novecento e scoppiasse la Rivoluzione bolscevica, Dostoevskij già prevedeva la realtà desertica in cui ci saremmo trovati a vivere noi. Lo scrittore russo prendeva infatti atto che il socialismo, di cui lui stesso aveva fatto parte, stava degenerando nell’anarchia e nel nichilismo che a buon motivo considerava distruttive per l’Uomo. In particolar modo ne I demoni e nel capolavoro I fratelli Karamàzov egli analizza queste ideologie rappresentandone gli esiti estremi e conseguenti l’uno all’altro: ateismo e indifferenza. L’ateo per eccellenza è Ivàn Karamàzov, fratello del protagonista de I fratelli Karamàzov Aljòša, col quale ha una lunga discussione riguardo la fede. Durante questo dialogo Ivàn dichiara di non poter credere in Dio a causa del male nel mondo, che egli trova particolarmente insopportabile e incomprensibile nella sofferenza dei bambini:
Non comprendendo il perché del dolore degli innocenti, non potendo cioè cogliere il senso del disegno divino, o meglio ancora intendendolo ma non accettandolo, Ivàn dichiara l’impossibilità di credere in Dio. Alla domanda del fratello
egli risponde
Se Dio non esiste, tutto è lecito, come ebbe a scrivere Sartre parlando proprio di Dostoevskij. Tutto è lecito perché tutto è impossibile: la posizione di Ivàn è orgogliosa, egli non può capire Dio perciò lo rifiuta. Questa scelta lo condanna a dover seguire non più Qualcuno di immensamente più grande di lui, ma se stesso, cioè un essere piccolo e limitato, ad essere definito perciò dai suoi limiti. Se tutto è impossibile all’Uomo, bloccato dai suoi limiti e incapace di superarli, tutto è uguale, piatto: non c’è più la speranza di qualcosa che stia oltre il la nostro limite. Così l’ateismo diventa indifferenza, stanchezza di vivere: il deserto di Eliot. Ne I demoni, nella figura di Nikolàj Vsévolodovič Stavrogin, ritroviamo questa prospettiva. Nel presentarci quello che è uno dei protagonisti negativi più affascinanti di tutta la letteratura, personaggio terribilmente vuoto e capolavoro dello scrittore russo, Dostoevskij scrive:
L’essenza di Stavrogin infatti è la maschera che, pirandellicamente, non nasconde che altre maschere, e altre maschere ancora fino a scoprire che sotto l’ultima di queste non si trova niente, solo il deserto. L’indifferenza generata dal vuoto interiore si svela nell’azione: Stavrogin, quasi come uno buco nero, attira a sé gli altri personaggi in forza del suo fascino, li seduce e li plasma, a seconda degli stati d’animo, divertendosi a “creare” nuove personalità:
Dietro all’affascinate facciata si nasconde l’incapacità di provare sentimento alcuno, di appassionarsi ad alcunché, di fare distinzioni addirittura tra bene e male perché l’uno e l’altro suscitano esattamente la stessa apatia:
È stato scritto che Stavrogin si può considerare come il primo e il più eccezionale dei superuomini di fine Ottocento, irrimediabilmente diretto all’autodistruzione (xii): il suicidio, esito che Aljòša ipotizza per il fratello Ivàn ma compiutasi con Stavrogin. Una vita che faccia affidamento unicamente sulle proprie capacità diviene un deserto senza prospettive di salvezza.
Tolkien era molto critico verso il progresso, lo si vede da come descrive la Terra di Mordor ne Il Signore degli Anelli, le cui città evocano fabbriche e periferie industriali. Ma la sua preoccupazione non è di tipo ambientalista, bensì umano: temeva che tutto ciò non fosse altro che l’esteriorizzazione di un deserto interiore. E questo deserto spaventava lo scrittore inglese perché, se per lui Dio era il Bene, il Bello, la Verità, la Giustizia, negarLo non avrebbe portato ad un deserto dal volto indistinto: l’assenza di bene non è l’assenza di tutto, è la presenza del male. Negando infatti una verità se ne afferma un’altra, in nessun caso se ne afferma nessuna: in Tolkien la negazione del bene è sempre connotazione del male. La Terra di Mordor è tale, quindi, perché chi vi abitata ha rifiutato il bene e tutto ciò che da esso proviene: allo stesso modo di Ivàn, destinandosi a quello che Aljòša chiama “inferno”. Il signore di quelle terre, Sauron, ha compiuto una scelta e, racconta Gandalf (xiv), neppure l’Oscuro Signore era malvagio sin da principio: lo è diventato quando, seguendo il suo padrone Melkor, ha rifiutato Dio. Melkor, prendendo parte alla Creazione del mondo in luogo di strumento di Dio, si trovò a pensare che Questi non aveva tenuto conto di tutto ciò che era possibile fare, e cominciò a disprezzarNe l’operato bramando di essere lui stesso Creatore ma:
Volendo prescindere da Dio nel fare qualcosa di buono, Melkor cade nel partito opposto, desideroso inizialmente di accrescere la gloria di Dio con la sua iniziativa, cade in seguito nella superbia e quindi nel male. Disprezzando Dio egli odia il bene: i suoi tentativi di fare il bene fuori del Bene supremo portano soltanto al male, che lo conduce sino al Vuoto, la Polvere di Eliot, proprio lui che era così simile a Dio. L’Uomo da solo non è capace di niente perché limitato da se stesso: Dostoevskij, Tolkien e Eliot ci dicono che senza Dio nulla è possibile, l’Uomo da solo non è in grado di salvarsi, di raggiungere il bene che desidera. Si potrebbe allora ipotizzare che nel rapporto con Dio questo bene sia finalmente raggiungibile, la felicità realizzabile?
Note (i): T.S. Eliot, Cori da “La Rocca” – pag.37 (“I libri dello spirito cristiano” – ed. Rizzoli) (ii): T.S. Eliot, La Roccia - Un libro di parole –pag. 121(Biblioteca di via Senato ed. Milano) (iii): La Roccia o La Rocca (a seconda delle traduzioni), Il Guardiano, Lo Straniero, Il Testimone, IlCritico e Colui ch’è scosso da Dio. (iv): T.S. Eliot, Cori da “La Rocca” – pag.41 (“I libri dello spirito cristiano” – ed. Rizzoli) (v): Luca Doninelli, incontro di presentazione de I demoni di F.M. Dostoevskij organizzato dal Centro Culturale Aldo Moro di Gallarate, tenutosi il 7 Marzo 2005 presso le Scuderie Marangoni di Gallarate. (vi): F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamàzov – pag. 261 (i grandi libri ed. Garzanti) (vii): F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamàzov – pag. 280 (i grandi libri ed. Garzanti) (viii): F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamàzov – pag. 280 (i grandi libri ed. Garzanti) (ix): F.M. Dostoevskij, I demoni – pag. 40 (Gli Struzzi ed. Einaudi) (x): F.M. Dostoevskij, I demoni – Nota introduttiva, pag. XV (Gli Struzzi ed. Einaudi) (xi): F.M. Dostoevskij, I demoni – pagg. 656-657 (Gli Struzzi ed. Einaudi) (xii): Riferimento alla Nota introduttiva dell’edizione “Gli Struzzi - Einaudi” de I demoni. (xiii): J.R.R.Tolkien, IlSignore degli Anelli - Il Ritorno del Re – pagg. 1102-1103 (ed. Rusconi) (xiv): Gandalf, saggio stregone, è un altro personaggio de Il Signore degli Anelli. (xv): Melkor è uno degli Ainur, o Valar, potenze angeliche create da Dio per aiutarlo nella Creazione. (xvi): Gli Eldar sono gli Elfi dell’opera tolkieniana, creature nate prima degli Uomini e dedite all’Arte. (xvii): J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion - Valaquenta – pagg. 30-31 (ed. Bompiani)
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