Dostoevskij, Tolkien & Eliot: il deserto, l’eroe, il potere e la grazia
di Federico Maria Giani

Almeno per me non c’è nulla di misterioso nell’entità del successo toccato a mio padre, il cui genio non ha fatto che rispondere all’invocazione di persone di ogni età e carattere, stanche e nauseate dalla bruttezza, dall’instabilità, dai valori d’accatto, dalle filosofie spicciole che sono stati spacciati loro come tristi sostituti della bellezza, del senso del mistero, dell’esaltazione, dell’avventura, dell’eroismo e della gioia, cose senza le quali l’anima stessa dell’uomo inaridisce e muore dentro di lui. (i)

ohn Ronald Reuel Tolkien nacque il 3 gennaio 1892 a Bloemfontein, allora parte dello Stato Libero d’Orange, oggi Sudafrica, da Arthur Tolkien e Mabel Suffield, inglesi originari di Birmingham. La coppia, trasferitasi a Bloemfontein per lavoro, non ebbe una vita facile quel luogo che, rispetto all’Inghilterra, appariva ostile ed inospitale. Due anni dopo la nascita di Ronald, Mabel partorì Hilary Arthur Reuel: appena i figli furono abbastanza grandi decise di partire con loro per una vacanza in Inghilterra, per riposare e fare visita ai parenti lasciati in patria. Arthur, che avrebbe dovuto seguirli a breve, morì di emorragia celebrale, lasciando Mabel sola, in condizioni economiche non molto favorevoli e con due figli da crescere.

I primi tempi a Sarehole, un paesino fuori Birmingham, furono felici: qui Mabel trasmise ai figli la passione per le lingue, per le leggende e le fiabe antiche. Purtroppo però, in seguito alla conversione di Mabel al cattolicesimo avvenuta nel 1900, madre e figli furono ripudiati dai parenti di rigide tradizioni battiste. Lasciata sola nella sua povertà, Mabel morì di diabete nel 1904, affidando i figli all’amico padre Francis Xavier Morgan, un sacerdote oratoriano che in seguito si sarebbe sempre preso cura dei giovani Tolkien. L’accaduto impressionò molto Ronald e Hilary che furono confermati nella fede scelta dalla madre che anni dopo ricordavano ancora come una martire.

Morta Mabel, Tolkien visse in casa di alcuna zie, e in una di queste conobbe Edith Bratt: i due avrebbero voluto fidanzarsi fin da subito, ma Padre Francis insistette però perché prima Tolkien concludesse gli studipresso l’Exeter College di Oxford.

Ottenuta la laurea in Lingua e Letteratura inglese, dopo la conversione di Edith al cattolicesimo, i due si fidanzarono. L’anno seguente, dopo aver ottenuto anche il Bachelor of Art, Ronald e Edith si sposano: era il 22 Marzo 1916. A Giugno Tolkien venne chiamato a combattere sul fronte della Somme, da dove ritornò dopo pochi mesi per aver contratto la “febbre da trincea”. Durante la guerra tre dei suoi migliori amici morirono e, anche per il dolore di questa perdita, nel periodo di convalescenza tra il 1916 e il 1917 cominciò a scrivere gran parte di quelli che in seguito sarebbero divenuti I Racconti Perduti, prima parte della sua enorme opera. Il primo di questi, La caduta di Gondolin, richiama con evidenza le esperienze di guerra.

Dopo aver collaborato con la redazione dell'Oxford English Dictionary, nel 1920 Tolkien cominciò la sua carriera universitaria che lo portò ad insegnare Lingua e Letteratura inglese e anglosassone alla Leeds University e a Oxfrod, al Pembroke College e al Merton College. Quando nel 1959 si ritirò dall’insegnamento era ormai conosciuto come uno dei maggiori studiosi di lingue e letterature nordiche. Insegnare ad Oxford gli permise, nel 1926, di incontrare C.S. Lewis, col quale nacque una profonda amicizia che portò alla creazione di The Inklings, un circolo di amici letterati, e alla conversione di Lewis al cristianesimo.

Di pari passo all’insegnamento progrediva però anche il lavoro di scrittore: Tolkien cominciò a concepire un grande corpus mitologico, un’immensa opera, che, con suo grande rammarico, non riuscì mai a pubblicare interamente. Anzi, in vita poté vedere pubblicata solo una piccola parte del suo lavoro: Lo hobbit (1937) e Il Signore degli Anelli (1954-1955), fonte di molti litigi con gli editori ma di successo presso il pubblico.

Praticamente solo presso il pubblico, perché la critica non comprese il motivo per il quale uno scrittore dovesse proporre un racconto “di fantasia” in pieno novecento se non per mero escapismo: Tolkien fu subito surclassato a quel genere di cui sarebbe poi stato considerato il capostipite: il fantasy.

A chi lo accusava di essere escapista e di non parlare di cose reali lui rispondeva che scrivendo

Il lampione elettrico può essere […] ignorato, per la semplice ragione che è così insignificante e transitorio. E comunque, è certo che le fiabe hanno molte cose più permanenti e fondamentali di cui palare. (ii)

Devono parlare di una realtà fatta di cose più vere, più vive, più umane di quella in cui viviamo: il racconto diventa così un viaggio, un viaggio nel mondo secondario, inventato, dal quale

Si deve sempre tornare a vivere con spirito rinnovato in quello primario [perché la meta di questo viaggio] non è un luogo […] ma un nuovo modo di vedere le cose. (iii)

Nel 1971 morì Edith e, tre anni dopo, il 2 Settembre 1973, lo stesso Tolkien moriva nella sua casa di Bournemouth: sulle loro lapidi lo scrittore fece incidere i nomi di Luthien e Beren, personaggi dei suoi racconti, uniti nell’amore oltre i confini della morte.

La parte restante della grande opera di Tolkien fu pubblicata postuma a cura del figlio Christopher: Il Silmarillion (1977) I Racconti Incompiuti di Númenor e della Terra di Mezzo (1980), I Racconti Perduti (1983) e I Racconti Ritrovati (1984).

 

Note

(i) Michael Tolkien, citato da Andrea Monda e Saverio Simonelli nel loro volume Tolkien - Il signore della fantasia (ed. Frassinelli), pag. 240

(ii) J.R.R. Tolkien, Albero e Foglia - Sulle fiabe – pag. 83 (ed. Rusconi )

(iii) Emilia Lodigiani e Henry Miller, citati da Andrea Monda e Saverio Simonelli, Tolkien - Il signore della fantasia (ed. Frassinelli), pag 128

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